Convegno: “Volontariato quale futuro?”
Uzzano (PT), sabato 18 ottobre 2008

Intervento conclusivo del Sen Vannino Chiti, Vice Presidente del Senato

Saluti

Vorrei ringraziare gli organizzatori di questo convegno per questo invito e quanti sono intervenuti oggi. Un appuntamento che mi ha permesso, ancora una volta, di confrontarmi con un tema così importante.
Saluto, Rossella Pappalardo, Sindaco del Comune di Uzzano, Lido Marracini, Presidente delegazione Cesvot di Pistoia Monsignor Giovanni De Vivo, Simona Gigetti, Assessore al Bilancio del Comune di Uzzano e tutti i partecipanti. In particolare saluto tutte le associazioni di volontariato e gli operatori presenti oggi.

L’importanza della presenza delle scuole

Saluto i ragazzi della scuola media Libero Andreotti e i loro insegnanti che hanno partecipato all’incontro.
L’idea di mettere in contatto gli studenti con le associazioni di volontariato, per vedere da vicino il lavoro concreto dei volontari è di grande interesse. Conoscere un’attività che si svolge sul territorio, a contatto con le persone, con le situazioni di disagio è formativo per i giovani e per tutte le persone. E’ un esempio di buon funzionamento della scuola, di integrazione tra studio ed esperienze sociali al di fuori del mondo dell’istruzione diverse dall’ambito del lavoro. Perchè la scuola non deve ridursi all’insegnamento delle materie scolastiche ma allo sviluppo della persona, alla formazione della personalità, del senso critico, attraverso la conoscenza del mondo, la conoscenza dell’altro. E deve, io credo, insegnare a vedere le cose da punti di vista diversi, insegnare che esistono differenti modi di intendere i problemi, di affrontare la vita e le grandi questioni. La scuola deve parlare di valori, insegnare la tolleranza, la solidarietà, l’ascolto, l’apertura nei confronti dell’altro.

Le motivazioni del volontariato

Chi pratica il volontariato lo fa per decisione personale, per senso di responsabilità, per desiderio di mettere una parte del suo tempo a disposizione degli altri, aiutare i più deboli a no restare da soli e ai margini. Chi pratica il volontariato crede nella possibilità di rendere il mondo migliore con la consapevolezza che quello che si fa è una piccola cosa ma comunque importante. “Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella goccia all’oceano mancherebbe”. L’immagine di Madre Teresa di Calcutta, restituisce bene il senso dell’attività volontaria.
Quello che rende il volontariato un’esperienza che si fonda sui valori fondamentali dell’uomo e sull’assoluto rispetto della dignità umana, è la sua principale carattaristica: quella di rappresentare un dono. Chi lo pratica dona la sua capacità di aiutare, di prestare ascolto e attenzione; chi pratica il volontariato regala il suo tempo, che nei giorni nostri, affannati e convulsi, è un dono non di poco conto. Il sociologo Marcel Mauss parlò di “regalo offerto generosamente”.
Questo fatto in una società in cui i rapporti sono regolati quasi esclusivamente attraverso lo scambio e gli interessi, rende il volontariato un’esperienza di straordinario valore, degna di essere conosciuta, e praticata.
Il volontariato è un modo per realizzare la propria personalità, attraverso un atto di responsabilità nei confronti di un altro ed è un’esperienza di grande importanza anche per la sua capacità di incidere sulla realtà. Il dono compiuto da una persona è un atto visibile e simbolico che non resta isolato, perchè viene seguito da altri atti di donazione. Il fatto che ci siano nella società tante persone disposte a regalare le loro capacità e il loro tempo ad altri e alla collettività, rende possibile l’idea di una società i cui rapporti siano basati sulla solidarietà.

Costruzione sociale

L’impegno del volontariato ha il grande valore di cementare la comunità sociale e costruire un modello di società più giusta e solidale. E’ un impegno che combattere i fenomeni di esclusione sociale, le organizzazioni criminali, la povertà, l’emarginazione del diverso.

Sviluppo del volontariato in Italia
La legislazione

In Italia il volontariato ha una lunga tradizione. Si è sviluppato negli anni grazie alla sua spinta interna, grazie alla volontà e alla tenacia delle persone che operavano sul territorio a contatto con il disagio sociale, con l’emarginazione, nelle situazioni di emergenza. Le più importanti associazioni sono state create da persone che hanno lavorato, combattendo le difficoltà, le diffidenze, la disattenzione, a volte i pregiudizi.
La Toscana è una delle regioni italiane dove il volontariato si è maggiormente incrementato. Il numero delle associazioni che ne fanno parte ne è la dimostrazione.
Nelle aree territoriali nelle quali vi è un maggior numero di associazioni di volontari, vi è più coesione sociale e senso civico.
Il modello di welfare toscano deve molto alla presenza del volontariato. Le organizzazioni di volontariato qui da noi hanno sempre sentito l’esigenza di confrontarsi con l’Unione Europea, attraverso incontri e occasioni di scambio culturale per allargare le conoscenze.
Il sistema toscano del volontariato si presenta oggi solido e strutturato, grazie all’impegno durato anni, al lavoro comune tra pubblico e privato.
Negli anni ’70 il mondo del non profit in Italia era diventato una realtà talmente significativa da non poter essere ignorata. Il mondo delle associazioni che operavano nel sociale era diventato parte integrante della vita del Paese.
Quanti sono presenti qui oggi, non più giovanissimi dal punto di vista anagrafico, ricorderanno lo storico convegno organizzato dalla Caritas nel 1975 a cui parteciparono, tra gli altri, le associazioni come la Comunità di Capodarco, il Gruppo Abele, l’Associazione Giovanni Paolo XXIII.
Ma il cammino che portò al riconoscimento del non profit come un soggetto al quale rapportarsi da parte della politica e delle istituzioni è stato lungo.
La svolta tra istituzioni e volontariato a livello nazionale avvenne con la legge 266 del 1991, la prima legge di regolamentazione generale del mondo del volontariato.
Seguirono altri provvedimenti importanti.
Ma la seconda tappa fondamentale è rappresentata dalla legge 328 del 2000, la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, attesa da 110 anni, vigeva ancora la legge Crispi sull’assistenza. Una normativa che ridisegna il nostro sistema di assistenza assegnando un ruolo di primo piano alle organizzazioni non profit, attraverso un sistema di integrazione tra pubblico e privato.

I cambiamenti Cosa fare

Da allora il mondo del volontariato è profondamente mutato, si presenta molto più ampio e diversificato.
Hanno avuto un forte sviluppo le associazioni non governative che operano a livello internazionale per favorire la pace e combattere contro la povertà. Sono cresciute le forme di collaborazione con le imprese, le relazioni tra enti pubblici e privati. E’ cresciuta l’impresa sociale, gli enti non profit, le onlus ed in generale il sistema dell’economia sociale.
E’ cambiato il modo di intendere il volontariato.
Sono cambiate le modalità di aggregazione delle persone rispetto al mondo del non profit. Mentre prima i cittadini si rivolgevano alle grandi organizzazioni esistenti, ora sempre di più piccoli gruppi di persone danno vita ad associazioni territoriali che interpretano i bisogni e i problemi locali, essendo in grado di rappresentarli. L’esigenza è sempre di più quella di fare rete tra gruppi, di fare sistema. Una capacità che le istituzioni dovrebbero incoraggiare e rafforzare. Non manca oggi nel volontariato una presenza professionale; ci sono anche operatori parzialmente renumerati. E’ l’esigenza di specializzazione e di continuità.
Guai però ad annullare l’apporto volontario, che anzi deve essere diffuso.
Di fronte a questa realtà cambiata, la legge 266 oggi appare invecchiata in molti suoi aspetti. Tuttavia si tratta di una legge che funziona ancora nella sostanza, deve essere quindi rinnovata senza stravolgimenti. Le modifiche debbono essere apportate per via parlamentare e non attraverso decreti. Le trasformazioni da apportare alla legge devono tener conto della diversità e varietà del mondo del volontariato.
Occorre potenziare il fondo destinato alle politiche sociali
Il tema del volontariato è strettamente legato a quello del federalismo e della sussidiarietà. Uno stato più articolato in senso federale può produrre una relazione più stretta tra le istituzioni e le organizzazioni sociali presenti nel territorio, garantendo quindi una sussidiarietà più consistente tra i vari attori locali. Occorre rinnovare il nostro welfare tenendo conto delle realtà presenti sul territorio sempre più significative nella gestione dei servizi a livello locale, mantenendo la specificità delle organizzazioni del volontariato che non possono sostituirsi allo Stato, ma che possono svolgere un ruolo di primo piano nella difesa dei diritti.
Se Comuni, Province, Regioni, sono “compressi” nella loro autonomia e responsabilità, il volontariato non può esprimere la sua pluralità.
Xxxx E’ stato presentato alla Camera, dall’On. Mimmo Lucà un testo di riforma della legge 266 del 1991, che riprende nella sostanza il lavoro svolto nella Commissione Affari sociali della camera, nella scorsa Legislatura.
Un testo costruito con il volontariato, assieme al Terzo settore, alle organizzazioni di volontariato, le organizzazioni sindacali, le fondazioni bancarie. E’ una riforma che deve essere sostenuta perchè non stravolge il senso della 266 ed è il frutto di anni di lavoro e di confronto con il mondo delle associazioni.
C’è un altro disegno di legge al Senato presentato da Treu e Magistrelli. Ora si tratta di lavorare.
Occorre poi riaffermare altre normative, come quella dell’introduzione del 5 per mille, un provvedimento importante che è giusto vada riconfermato, cercando di capire a beneficio di chi viene elargito. Stabilendo nuove regole: oggi, come ben sapete, l’85 per cento delle risorse viene erogato a favore di 40 organizzazioni, tra le decine di migliaglia piccole e medie che hanno diritto e che si spartiscono il restante.
E’ nostro compito salvaguardare anche le associazioni più piccole che sono in sofferenza e che non hanno i mezzi per grandi operazioni di marketing. Forse la strada potrebbe essere quella di stabilire tetti.
Ancora, è necessario verificare la destinazione di questi fondi e la loro reale efficacia, che siano effettivamente destinati alle attività sociali. xxxxxxx
Queste trasformazioni devono avvenire mantenendo l’equilibrio delle risorse uniforme su tutto il territorio nazionale e garantendo l’equità.
Occorre dare attuazione alla legge 328 del 2000, che purtroppo non ha mai avuto una piena applicazione su tutto il territorio nazionale e fissare i livelli essenziali di assistenza.
In ogni caso è importante che le trasformazioni che occorre apportare, le riforme della normative che riguardano le organizzazioni del volontariato, avvengano in Parlamento e si avvalgano dei contributi delle organizzazioni del volontariato. Inoltre è fondamentale che la legislazione italiana sia integrata con le normative europee.

Come vivere il volontariato oggi
Il valore formativo

Occorre potenziare il volontariato, far conoscere questa realtà del Paese, che negli anni ha permesso una crescita culturale e valoriale dei cittadini. Comunicare le iniziative e i risultati che le organizzazioni raggiungono, perchè spesso i media in Italia tendono a non parlare del mondo del non profit che fa poca notizia, secondo i criteri giornalistici tradizionali. Invece occorre cambiare mentalità anche su questo e informare sulle attività svolte. Su questo Cesvot si è fatta promotore di una ricerca importante sulla rappresentazione del volontariato nella stampa toscana che mostrava le difficoltà dei media a raccontare un mondo così variegato e complesso.
E’ importante che sempre più persone conoscano la realtà del volontariato, che si avvicinino i giovani. Per far questo è necessario che cambino anche tempi e modi di partecipazione alle attività svolte. Si può mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità in infiniti modi, anche per periodi limitati nel tempo, attraverso strumenti moderni come, l’utilizzo della rete. Ognuno può dare un contributo rispetto alle sue possibilità. Il contributo di ognuno ha un’importanza enorme.
Soprattutto il volontariato in una società statica come la nostra, in cui c’è pochissima mobilità sociale e le possibilità di realizzazione del singolo sono assai ridotte, ha il pregio di allargare gli orizzonti. E’ un’esperienza che arricchisce, che mette in contatto con altre persone e altre realtà del mondo, sviluppa competenze, capacità, idee. E’ anche una grande occasione di socialità. E’ un’esperienza che anche se fatta per un breve periodo, dà un senso all’esistenza e cambia profondamente la vita delle persone.