Riflessione conclusiva del del Sen. Vannino Chiti
Vice Presidente del Senato della Repubblica
In occasione dell’iniziativa “Lotte e valori dalla “marcia della fame” ai giorni nostri: in ricordo del 60° anniversario di Ugo Schiano operaio della San Giorgio.

Saluti

Saluto e ringrazio tutti i presenti, i familiari e gli amici, i compagni di lavoro e di lotte di Ugo. Il Pd dell’Ansaldo Breda che ha organizzato questa mostra, Il Sindaco di Pistoia, l’amico Renzo Berti, Daniela Bellitti, Caterina Bini. Saluto tutte le lavoratrici e i lavoratori della Breda che sono intervenuti oggi.

Introduzione

A distanza di tanti anni la tragedia di Ugo Schiano non finisce di commuovere. La foto in bianco e nero del giorno dei funerali di Ugo è una di quelle immagini che fanno parte della nostra memoria, della memoria non soltanto di chi era presente ma anche di chi non c’era perché non era ancora nato o perché troppo giovane. Tante volte abbiamo sentito quel racconto, tante volte l’abbiamo riferito noi stessi agli altri, ai più giovani, a chi l’aveva dimenticato. I lavoratori della San Giorgio che portavano la bara sulle spalle con la fascia nera al braccio! La commozione, il turbamento di tutti di fronte a quella morte assurda e crudele! L’immensa partecipazione ai funerali fu la risposta della nostra città, l’atto di ribellione di tutta una comunità in lutto che respingeva in modo fermo e pacifico la violenza.
Il dolore di quel momento, la reazione dei lavoratori e dei pistoiesi in quel corteo immenso che si trasformò in una grande manifestazione, Pistoia se lo è portato con sé in tutti questi anni di trasformazioni, di conquiste sociali, di divisioni e di unità, di crescita insieme ai lavoratori.
Al funerale i comuni di Pistoia e San Marcello Pistoiese erano presenti con i loro gonfaloni.

La storia di Schiano

Ugo Schiano era un giovane di 25 anni, un operaio delle officine della San Giorgio, sposato e con una figlia piccola.
La piccola Siria che così presto è stata privata del padre. Schiano era una persona generosa e solidale che si batteva per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Quel 16 ottobre 1948 aveva partecipato a uno sciopero di solidarietà in favore degli operai della montagna pistoiese che rischiavano il licenziamento. Il clima era quello dei licenziamenti di massa. I licenziamenti della Smi, dell’ex cartiera Cini, che mettevano a terra intere famiglie di lavoratori. Quella fu la grande ‘marcia della fame’ della popolazione montana.
Ugo Schiano quella mattina venne ucciso da una pallottola sparata dalla polizia, durante la manifestazione. Una morte assurda, senza un motivo.
Insieme a lui rimase gravemente ferito anche Sergio Poli, l’amico con il quale aveva condiviso tanti momenti di lotta, che ebbe il trauma di risvegliarsi in ospedale accanto al corpo senza vita di Ugo.
Gli scontri di quella mattina furono terribili. La Celere lanciò lacrimogeni, manganellò i manifestanti, sparò sulla folla. Il teatro di quella giornata terribile, fu il centro della città, le strade, la piazza del mercato, gremita di donne che facevano la spesa.
Molti di coloro che erano presenti, che conservano un ricordo di quei momenti, ci hanno parlato della presenza al corteo dei partigiani che aprivano la manifestazione, ancora una volta erano lì a difendere i diritti, i valori di giustizia, di uguaglianza; a difendere la democrazia appena riconquistata, come accadeva spesso in quegli anni dell’immediato dopoguerra.
Noi non abbiamo vissuto i fatti accaduti in quegli anni, non abbiamo vissuto in quel clima politico.

La guerra era finita ma quelli erano anni difficili per il nostro Paese. Erano anni di conflitti sociali, di scontri, di sangue e talora di morti. Erano i primi anni della nostra Repubblica, anni in cui la democrazia doveva radicarsi, entrare pienamente dentro le persone.
Ma sono stati anche anni di lotte, di solidarietà, politiche e sindacali, di ricerca di unità. Anni di lotte nelle fabbriche e nelle campagne; di grandi partiti di massa, di associazionismo cattolico, di volontariato. Il contesto era quello di un’Italia povera, raccontata dal nostro cinema neorealista, dai grandi scrittori italiani che riflettevano sull’esperienza della guerra e della Resistenza da poco concluse. Un’Italia la cui miseria materiale i governanti di allora spesso ritenevano preferibile nascondere.
Era un momento significativo, di rinascita. Anni in cui per valori come quelli che riguardavano la dignità del lavoro, la giustizia sociale, si riteneva giusto battersi, rischiare in prima persona, mettere in gioco talvolta la propria vita.
Oggi sembra strano. Sono tempi assai diversi, molto cambiati. Sembrano passati secoli, anziché 60 anni.
Anche perchè nonostante tutto, nonostante la difficoltà e l’incertezza, questa è un’Italia diversa, tanta strada è stata fatta sul piano dei diritti e delle conquiste democratiche, sul piano della partecipazione dei cittadini ai processi decisionali. Conquiste che hanno portato a una riduzione delle distanze sociali e a un miglioramento della qualità della vita delle persone. Il cammino per la conquista della democrazia in Italia è stato lungo e sofferto, molto sangue fu sparso e ci furono tante vittime. Non sono ancora finite purtroppo: ancora si muore per lavoro. Morti che potrebbero essere in gran parte evitate con il rispetto e l’applicazione delle leggi, se ci fosse in tutta la società italiana una cultura radicata di rispetto per il lavoro.
Grazie a uomini come Ugo Schiano abbiamo superato quegli anni difficili del dopoguerra, durante i quali l’unità politica costruita intorno ai valori della Resistenza, espressi nella nostra Costituzione, sembrava frantumarsi, dissolversi nella violenza, in nuove spaccature sociali.
Dal 1948 fino a oggi la democrazia si è rafforzata, possiamo dire che è entrata nel nostro Dna, nel Dna di tutti gli Italiani. Ma è stato un percorso lungo.
La Costituzione contiene i valori che erano alla base della Resistenza. Prima che si arrivasse ad una piena consapevolezza del senso della Carta, alla sua applicazione nelle linee fondamentali, ci sono voluti anni di sofferenze.
Le grandi battaglie sociali che si sono svolte in Italia dal dopoguerra fino agli anni ’70 hanno portato ad una espansione dei diritti, al consolidamento della democrazia.
La maggiore coesione della nostra società, ha portato a una consapevolezza diversa nei rapporti tra forze dell’ordine, mondo del lavoro e cittadini.
A partire dagli anni ’60 i diritti fondamentali difesi dai lavoratori e dai sindacati, vennero intesi come diritti di tutti.
“Amici. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano”.
Le parole pronunciate da Pasolini agli studenti del ’68, sono rimaste memorabili.
Nel ’74 si svolge a Roma la prima assemblea del movimento per la sindacalizzazione della polizia.
Il cammino che abbiamo compiuto, le nostre conquiste, le dobbiamo alle lotte di quegli anni, alla coscienza di uomini come Ugo Schiano, ai lavoratori, al loro senso di giustizia, al loro senso della solidarietà.
Grazie a persone come Schiano, grazie ai loro valori, è possibile andare avanti, costruire, creare una nazione forte, solidale. Il mito del successo, l’individualismo sfrenato, l’egoismo non portano grandi risultati.
In Italia ci sono stati momenti difficili per la democrazia, gli anni delle grandi stragi, del terrorismo.
Anni di paura e di nuove tensioni sociali che abbiamo superato con l’unità dei lavoratori, dei sindacati, delle forze dell’ordine, della magistratura. La nostra democrazia alla fine è più solida di quanto noi stessi siamo disposti a riconoscere.
Tanti cittadini, lavoratori, magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, hanno sacrificato la propria vita per difendere la legalità, contro la mafia.
Vorrei richiamare le parole di Carlo Alberto Dalla Chiesa
“…la presenza dello Stato deve essere visibile, l’arroganza mafiosa deve cessare…mi interessa la lotta contro la Mafia, mi possono interessare i mezzi e i poteri per vincerla nell’interesse dello Stato “.
Queste parole sono state pronunciate in un’ intervista rilasciata a Giorgio Bocca. Fu la sua ultima intervista prima di morire ucciso dalla mafia.

Cosa fare oggi

Ora si tratta di non fermarsi. Di tenere a mente i nostri valori, quelli del mondo del lavoro, che fanno parte della nostra storia.
Perchè grazie a uomini come Ugo Schiano, al loro sacrificio, possiamo aspirare a una democrazia ancora più matura dove vi sia il riconoscimento reciproco, la possibilità del dialogo, maggiori opportunità per tutti.
Non dobbiamo chiudere gli occhi quando vengono calpestati i diritti dei lavoratori, il diritto di ognuno ad avere una vita stabile e sicura, messo in discussione quando la flessibilità del lavoro si trasforma nella precarietà totale.
Il diritto ad avere una vita dignitosa. Occorre mettere al primo posto la questione dei salari, troppo bassi nel nostro Paese, dove i lavoratori e le loro famiglie stantano ad arrivare a fine mese. Siamo tornati a forme di povertà e di disagio che non conoscevamo da molto tempo, i lavoratori sono costretti ad indebitarsi per andare avanti!
Mi ha colpito molto una recente trasmissione televisiva nella quale alcune persone raccontavano di essere costrette a cedere il quinto dello stipendio ogni mese per pagare i debiti!
E’ inamissibile che gente che lavora tutto il giorno debba vivere un simile disagio.
Non può esserci nessuna ripresa economica in Italia se non si affronta prima di tutto questo nodo.
Schiano era pronto a mettere in gioco la propria vita per gli altri. Dobbiamo allargare i diritti a tutti, a partire da quello fondamentale di voto che deve essere esteso anche ai cittadini immagrati. Partendo dall’esperienza dei lavoratori nelle fabbriche, da quella dei sindacati, del mondo del volontariato che da anni sperimentano l’integrazione dei cittadini immigrati, la lotta per i diritti.
Dobbiamo tenere la barra dritta di fronte alle vecchie e nuove forme di discriminazione, di violenza, di razzismo contro persone diverse per colore della pelle e di religione.
Voglio citare un avvenimento agghiacciante accaduto di recente nel nostro Paese: a Parma su un fascicolo della Polizia Municipale è stata scritta la parola “negro”. E’ un fatto indegno che mai sarebbe dovuto accadere in un Paese civile e democratico.
Ugo Schiano di fronte al disagio degli altri non si tappava gli occhi, come altri della sua generazione, si batteva per il rispetto dei valori della nostra Costituzione.
Anche noi dobbiamo essere vigili, non tapparci le orecchie davanti ai tanti conflitti che ancora insanguinano il mondo, allo spreco ingiusto di risorse che servirebbero per vincere la fame, la povertà, la sfida del clima e dell’ambiente.
Vale la pena battersi perchè tutti abbiano le stesse opportunità di realizzazione nella vita. Vale la pena battersi per questo principio che è uno dei punti cardini della nostra Costituzione.
Dobbiamo stare al fianco dei lavoratori. Il Pd deve mantenere questi punti di riferimento, promuovere e difendere i valori di unità per i quali i lavoratori si sono sempre impegnati, i valori di giustizia e di libertà sociale fondamentali che hanno contribuito alla difesa dello spirito profondo della nostra Costituzione.

“…libertà vuol dire avere i mezzi minimi per poter conoscere, per poter studiare, per poter esprimersi. La libertà, oggi, vuol dire poter usare il computer e dunque superare quello che è il rischio di avere un nuovo analfabetismo. La libertà vuol dire quindi avere le stesse opportunità di un altro, almeno in partenza. Questa è una grande battaglia, molto difficile, ma è la battaglia decisiva…”
Bruno Trentin