Nel suo discorso al Parlamento europeo sullo stato dell’Unione, il presidente della Commissione Barroso ha detto che la ripresa economica è vicina ma che la disoccupazione è «economicamente e politicamente insostenibile e socialmente inaccettabile». Ha detto bene.
Sono ventisei milioni e mezzo i disoccupati nell’Unione. Si tratta di una vera emergenza, la priorità politica per tutti i 28 Stati membri e per le istituzioni europee.
La drammatica situazione sociale che stiamo vivendo è anche il frutto delle politiche sbagliate di questi anni. Il dominio del pensiero unico neo-liberista e le scelte con cui è stata affrontata la crisi hanno ampliato nella società gli spazi alla speculazione finanziaria e alla logica del profitto ad ogni costo, determinando impoverimento e un allargamento delle disuguaglianze. Politiche fondate sulla sola austerità, in una fase di crisi così grave, hanno favorito l’aumento della disoccupazione, un peggioramento della recessione, senza che siano stati raggiunti gli obiettivi di risanamento fissati.
Occorre puntare su uno sviluppo sostenibile che apra una stagione di benessere diffuso, di solidarietà sociale e pari opportunità di vita per ogni cittadino. La civiltà si fonda sulla dignità della persona e sui diritti dei lavoratori.

L’Unione deve imboccare una strada diversa rispetto al passato: le risorse del bilancio europeo devono essere utilizzate per creare occupazione, con incentivi fiscali che premino il lavoro e non le rendite, il finanziamento di progetti seri e innovativi, in grado di assicurare occupazione stabile e non solo nell’immediato. Va superata la rigidità del Patto di stabilità tenendone fuori gli investimenti produttivi, per l`innovazione, la ricerca, la formazione, la modernizzazione delle infrastrutture.
Perché ciò possa diventare realtà, bisogna cambiare la governance dell’Unione, archiviando il metodo intergovernativo, che somma lentezze decisionali ad egoismi nazionali, e mettendo in campo a livello europeo politiche di sviluppo. Allo stesso tempo si devono compiere i passi necessari per costruire una vera democrazia sovranazionale, unica risposta in grado di far vincere all’Europa le sfide del XXI secolo.