Adesso che Franceschini appoggia Renzi e che ogni giorno crescono le file dietro al sindaco di Firenze, si dice che il congresso sia già finito…
«Diamine! Se il congresso è finito prima di cominciare, allora è finito il Partito democratico».

Cosa vuol dire?
«Da anni il Pd non discute di valori, di socialismo, di come stare in Europa, di che partito intende essere, di regole. Spero sempre che questo torni ad av-venire, almeno al congresso».

Renzi sembra lanciato verso la segreteria.
«Se non si torna a discutere di politica, può diventare segretario anche Leonardo da Vinci, ma non si fa nessun passo avanti».

Vannino Chiti, già presidente della Toscana, ministro con Prodi, vicepresidente del Senato. Dirigente del Pci, poi Pds, Ds, Pd. Toscano come Renzi, però di Pistoia. Non apprezza «chi salta sul carro del probabile vincitore», né «chi vorrebbe la morte politica di Renzi».
Teme che gli ex Pci, Pds, Ds perdano la segreteria, diventino minoranza nel partito?
«Non è questa la mia paura. Sono con Renzi anche importanti esponenti ex comunisti come Fassino e Marina Sereni. La questione di fondo è quale partito si vuole. Un partito personale plebiscitario come tutti gli altri esistenti – da Berlusconi a Grillo – con superamento delle correnti…».

Oppure?
«Un partito della sinistra plurale, moderno ed europeo. Il Pd è nato con il sogno di costruire la casa comune dei riformisti: socialisti, cattolici, ecologisti».

In questo momento Renzi suscita grandi entusiasmi fra i militanti Pd.
«L’entusiasmo naturalmente non è negativo. Ma non è chiaro che idea di partito ha Renzi. Forse vincerà, ma non grazie alla sua linea politica. D’altronde, è ciò che accadde anche con Veltroni e con Bersani: furono scelte le persone. Ma perseverare è diabolico!».

Quali contenuti dovrebbe avere il Pd?
«Priorità a lavoro e occupazione, un patto tra dipendenti e imprenditori, equilibrio fra sostenibilità e sviluppo, welfare basato su scuola e sanità, governo parlamentare e non presidenzialismo, Europa democratica sovranazionale».

E i contenuti di Renzi?
«Non mi pare che abbia espresso un programma organico. Ha parlato di Tony Blair, ma è un modello fermo al 1997. Ha detto che vuole un premier eletto come “sindaco d’Italia”. Lo disse anche Mario Segni, ma l’idea continua a non convincermi».

Renzi dice che non vuole prendersi il partito, ma restituirlo ai militanti.
«Questa frase mi è piaciuta molto. Ma cosa vuole restituire ai militanti, che oggi non hanno sedi per discutere né peso? Io so che Renzi chiede primarie aperte per tutte le cariche. Come vede dunque i militanti? Lavoratori volontari e marginali?».

Meglio Renzi premier che segretario del Pd?
«Credo che abbia maggiori attitudini a guidare il governo che il partito. Ma senza un partito vero alle spalle non si può governare, non si sconfiggono le forze corporative e conservative».

Chi è il suo candidato per la segreteria?
«Non conta il nome. Vorrei un candidato in grado di assicurare una leadership forte con un gruppo dirigente forte, basata su militanti ed elettori».

Ci sarà scontro tra ex Ds ed ex Dc?
«Lo scontro sarà tra chi vuole una forza progressista di sinistra e chi preferisce il partito di un capo».

Fra Renzi e Letta il suo timore è che il Pd «muoia democristiano»?
«Il Pd non muore né con Renzi né con Letta. Muore se tradisce il sogno di unire i riformisti».

Andrea Garibaldi