È importante che il confronto sul futuro dell’Unione Europea  e sul ruolo dell’Italia nel semestre della sua Presidenza ( luglio-dicembre 2014) esca dai confini della politica e sia posto  all’attenzione della più vasta opinione pubblica. Per l’Italia la Presidenza sarà un’occasione per rilanciare la sua funzione, svolgendo con l’efficacia di uno dei paesi fondatori il compito di contribuire a sciogliere alcuni nodi economico-sociali e istituzionali che pesano oggi sull’Unione. Sarà bene che negli orientamenti delle forze politiche il semestre rivesta il rilievo dovuto: chi ha voglia di elezioni anticipate- un’irresponsabile sport nazionale- abbia in mente non solo i problemi dell’Italia, la necessità di cambiare la Legge elettorale, ma al tempo stesso l’esigenza di non sprecare la Presidenza del Consiglio e dell’U.E.,  che torniamo ad esercitare dopo dieci anni. non possiamo arrivarci senza la continuità di un parlamento e di un governo che ne abbiano impostato il programma e siano responsabili della sua attuazione. Sui grandi temi economico-sociali mi sembra vi sia un’ampia convergenza : Occorre consolidare la ripresa, tenere uniti rigore nel risanamento, investimenti per un nuovo sviluppo e l’occupazione, specie giovanile, utilizzando per questi fini tutti gli strumenti disponibili, dai fondi strutturali ai project bond, agli interventi della BEI.

Più complesse le scelte per la democrazia sovranazionale europea. Trova un consenso diffuso la critica a quel metodo intergovernativo, che altro non è se non una rinazionalizzazione delle politiche europee. È dovuta anche a questa irriducibile tentazione e illusione degli Stati nazione di sopravvivere alla propria crisi, guardando al passato anziché al futuro europeo, se il Trattato di Lisbona – già in se con talune insufficienze e speranze disattese -è stato svuotato nella pratica concreta. È sotto i nostri occhi, se solo si guardi la riva sud del Mediterraneo, la scarsa efficacia di politiche estere e di sicurezza, tante quanti gli Stati europei, dall’altro la fragilità di una presenza dell’U. E.. Libia, Siria, Egitto, stanno a testimoniarlo. per altro verso, dietro il morso della crisi e dei vincoli di bilancio, i vari paesi europei stanno operando tagli negli stanziamenti della difesa, ma senza un quadro di riferimento definito dall’Unione, così che al tempo stesso si sommano riduzioni e doppioni negli stessi settori delle forze armate. Risultato: La difesa europea, in contrasto con le risorse stanziate ancora ingenti ma disorganiche, rischia di declinare. Diverse sono le proposte per superare il metodo intergovernativo.

L’Unione Europea- come sottolineava l’ex cancelliere Kohl -è una istituzione inedita, un mix di confederazione e federalismo, non rintracciabile nei Trattati di dottrina costituzionale. A me pare convincente la prospettiva indicata dal Presidente Napolitano: evoluzione delle famiglie politiche europee in veri, nuovi e inediti partiti; rafforzamento della designazione politica del Presidente della Commissione e in futuro sua elezione diretta da parte dei cittadini. In questo quadro la Commissione deve assumere il ruolo di governo nelle materie di competenza dell’Unione; il Parlamento compiere per intero il tragitto iniziato per svolgere una funzione di indirizzo e controllo;quelli che oggi sono i vertici dei capi di Stato e di governo assumere una diversa veste istituzionale, quella di Senato dell’Unione, con poteri giustamente paritetici nelle scelte di bilancio e di nuove adesioni. È certamente un percorso non scontato, in gran parte da costruire: condizione non secondaria del suo successo sarà anche la volontà di stendervisi degli Stati nazionali. L’alternativa è la scomparsa dell’Europa tra i protagonisti del XXI secolo. Per questo, senza appiattirsi sul solo realismo del possibile, sarà bene che l’Italia ponga nel suo semestre di Presidenza questi grandi obiettivi. Senza un grande progetto politico l’Unione Europea si negherebbe l’ambizione del futuro.

Vannino Chiti