La storica visita di Papa Francesco a Lampedusa, la prima volta per un pontefice, ha un valore, non solo simbolico, destinato a lasciare il segno nel tempo. Dall’isola più a sud d’Europa, meta di migliaia di migranti alla ricerca di una vita dignitosa, Papa Bergoglio ha lanciato un monito duro alla civiltà del benessere, alle istituzioni italiane e europee e alla stessa Chiesa Cattolica: nessuno di noi può sottrarsi alla responsabilità per le oltre 20 mila persone morte nel Mediterraneo, divenuto cimitero della speranza.
«La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti responsabili senza nome e senza volto. La cultura del benessere ci rende insensibili alle grida degli altri», ha ammonito il Papa. Rispetto al dramma dell’immigrazione l’Europa ha serie responsabilità: la sua impotenza politica ha fatto sì che rimanessimo a lungo inerti di fronte a un dramma che va avanti da decenni.
L’Italia poi ci ha messo del suo, adottando con i governi della destra politiche di respingimento, negatrici dei fondamentali diritti umani.
L’Unione Europea deve compiere i passi necessari per diventare una vera democrazia sovranazionale e svolgere il ruolo che le compete nel mondo: esercitare una leadership per la diffusione della pace e del benessere, a partire dai rapporti con i paesi che si affacciano nel Mediterraneo. Da quelle terre partono i migranti e da lì transitano le carovane di disperati provenienti dall’Africa sub sahariana. A quei paesi e ai loro popoli l’Europa è da sempre legata da rapporti culturali, economici e commerciali. È stata grave l’assenza di una sua voce unitaria  durante i moti della Primavera araba, nei difficili mesi che ne sono seguiti, tanto più pensando a quanto avvenuto in Libia, Siria, Egitto, di nuovo insanguinato da scontri in manifestazioni di piazza.

È un dovere dell’Unione Europea e dei paesi che ne fanno parte, varare politiche di accoglienza e integrazione; analizzare e comprendere i sentimenti e i bisogni dei popoli del Nord Africa; sostenere la loro transizione verso la democrazia; realizzare una cooperazione giusta e interventi a favore dello sviluppo in quei paesi martoriati da povertà e arretratezza.
L’Italia, il più grande paese europeo e mediterraneo, deve avvertire questa responsabilità e farsene interprete in Europa.