Il percorso di avvicinamento al congresso del Partito Democratico non deve prendere una piega sbagliata. È necessario che questo importante appuntamento sia l’occasione per dar vita ad un dibattito serio sui valori e le regole condivise per un partito che voglia rappresentare una sinistra riformista e plurale. Un partito in grado di cogliere i bisogni della società, i fermenti che in essa si generano e proporre soluzioni innovative e partecipate. Senza questo confronto il congresso rischia di essere non un momento di rilancio del Pd ma il precipitare di una crisi. Chi guarda a noi chiede un progetto per il futuro dell’Italia: una società con al centro la dignità della persona, il diritto al lavoro, l’uguaglianza, lo sviluppo sostenibile, una nuova cittadinanza che ci liberi dallo ius sanguinis. Ci chiede che il paese sia protagonista nella realizzazione degli Stati Uniti d’Europa. Invece in questi giorni abbiamo assistito al moltiplicarsi del numero dei candidati, quasi fosse una gara stabilire un record! L’impegno che abbiamo assunto è quello di discutere fino a settembre-ottobre con i nostri circoli, alle nostre feste, con i cittadini dei temi che premono agli italiani, che li preoccupano e incidono ogni giorno nella loro vita.  E dobbiamo chiarire il senso della nostra esperienza al governo, le priorità che sosteniamo, la proposta che vogliamo portare avanti per la riforma delle istituzioni e la legge elettorale: governo parlamentare forte, archiviazione – non manutenzione – del porcellum.

Proprio perché è necessario avere un partito in campo per l’Italia del terzo millennio, è opportuno precisare un punto: il Pd ha bisogno di impegno pieno e dedizione massima alla sua guida. Per questo è indispensabile togliere dallo statuto l’automaticità tra il ruolo di segretario e quello di candidato premier. Oggi servono un segretario e gruppi dirigenti per il Pd. Alcuni mesi prima del voto, per scegliere il candidato premier, dovranno tenersi primarie aperte, come abbiamo fatto in occasione delle ultime elezioni. Sembra un aspetto tecnico, invece è un grande tema politico: esprime l’idea che si ha del partito, l’ambizione che si nutre per il suo futuro. In un partito vero si può stare anche essendo minoranza. Un non partito non serve all’Italia e meno che mai a chi voglia riformare la società.