Dalle elezioni comunali emergono due dati inequivocabili: la proposta del centrosinistra è stata premiata, con l’affermazione in 17 capoluoghi su 17 e un netto vantaggio al primo turno in 3 città siciliane; l’astensionismo continua a crescere, ponendo il serio problema della disaffezione dei cittadini. Tutte le forze politiche sono chiamate a misurarsi con questo aspetto, assumendo decisioni importanti che restituiscano alle istituzioni sobrietà, trasparenza, competenza, capacità di dare risposte.
Dopo che alle elezioni politiche non abbiamo vinto, il Partito Democratico ha avuto ora una grande affermazione. Candidature autorevoli e programmi convincenti hanno spinto i cittadini a darci fiducia. È la dimostrazione che il nostro partito ha al suo interno le risorse per proporsi come forza di governo in grado di rilanciare l’Italia.
Naturalmente non è scontato: bisogna che il modo di essere del Pd corrisponda alle attese di rinnovamento della politica che ha suscitato e che aveva promesso. Il Pd non può essere una confederazione di correnti personali, paurosa di aprirsi alla società, bloccata da equilibri interni, frutto di altre fasi. Il prossimo congresso e il percorso preparatorio sono l’occasione per mettere in campo un confronto serio, fondato sui contenuti, sul partito che vogliamo e su un progetto per la società del futuro. I nomi dei candidati verranno poi. Il Partito Democratico deve essere una sinistra plurale, europea, rinnovata e radicata sul territorio, in grado di coinvolgere i cittadini e renderli protagonisti.
Questo risultato dà un ruolo forte al Pd, che potrà contribuire a determinare con maggiore forza le scelte del governo. Bisogna scongiurare l’aumento dell’Iva che colpirebbe i consumi delle famiglie, creare lavoro, indispensabile per la dignità di ogni cittadino, sostenere i redditi e le pensioni più basse, duramente colpiti dai provvedimenti di austerità. Molto del nostro futuro si gioca in Europa: a partire dal vertice europeo di fine giugno, l’Italia dovrà svolgere un ruolo da protagonista per cambiarne le politiche. La scelta è quella di uno sviluppo sostenibile, che assicuri occupazione e benessere, e dell’uguaglianza per realizzare una cittadinanza rinnovata. Sviluppo e welfare delle uguali opportunità di vita sono inseparabili. Non vinceremo la sfida senza dar vita ad una democrazia sovranazionale: gli Stati Uniti d’Europa.