Nel discorso alle Camere, il Presidente del Consiglio Letta ha sottolineato tra i punti importanti del suo programma la riforma delle istituzioni, una nuova legge elettorale, la riduzione dei costi della politica. Sono provvedimenti non più rinviabili: la nostra democrazia ha bisogno di innovazioni che la facciano funzionare meglio e con maggiore sobrietà. La scorsa legislatura è stata un’occasione gettata alle ortiche. Le responsabilità sono chiare: il poco che è stato fatto è frutto dell’impegno del Pd che si è battuto per superare il sistema dei vitalizi e dimezzare i rimborsi elettorali ai partiti. Ora basta con i buoni propositi: va ridotto il numero dei parlamentari e differenziato il ruolo di Camera e Senato. Queste due riforme contribuirebbero a restituire al Parlamento il ruolo voluto dalla Costituzione e a dare equilibrio ad un assetto istituzionale orientato da un federalismo cooperativo. Al tempo stesso occorre scegliere tra governo parlamentare forte – a mio avviso più congeniale al nostro sistema politico – e semipresidenzialismo. È urgente approvare una nuova legge elettorale. Non si deve votare più con il porcellum ma dare ai cittadini il potere di scegliere, con il loro voto, rappresentanti in Parlamento e maggioranze. Il governo, secondo me, dovrebbe ripristinare con un decreto la legge Mattarella: non si tratterebbe di un’ingerenza, bensì di un contributo al Parlamento per intervenire con efficacia su una nuova legge elettorale. Del resto non appare un’ingerenza l’azione del governo che prevede e indica l’organizzazione di una nuova bicamerale: la convenzione per le riforme. A queste misure dobbiamo affiancare quelle per ridurre i costi della politica. Il rimborso elettorale ai partiti deve essere effettivamente tale: commisurato alle spese sostenute. Il sostegno fondamentale ai partiti deve venire da contributi volontari dei cittadini, stabilendo una quota massima e l’esenzione fiscale. Come ha proposto il Pd, l’indennità dei parlamentari deve essere equiparata a quella dei sindaci delle grandi città. Le attuali province devono essere superate.
Il governo Letta rappresenta una fase eccezionale: impone alle forze politiche responsabilità per assumere decisioni importanti sul piano economico-sociale e su quello istituzionale. E’ in gioco il futuro dell’Italia e la sua coesione. Va detto con chiarezza: manifestazioni del Pdl contro la magistratura come quella di Brescia, con la presenza di esponenti del Governo, non sarebbero per noi politicamente più sopportabili.
Il rimborso elettorale ai partiti non solo deve essere commisurato alle spese sostenute. Occorre anche tassativamente indicare la tipologia delle spese rendicontabili e il tetto massimo per ciascuna tipologia. Di conseguenza ne deriva che potrà essere indicato anche il tetto massimo rimborsabile. Per il resto condivido la riduzione del numero di Parlamentari, la trasformazione del Senato in “Camera delle Regioni”, l’abolizione delle Province, la parametrazione dell’indennità dei Parlamentari, a cui aggancerei anche quelle dei Presidenti delle Regioni, degli Assessori Regionali e dei Consiglieri Regionali.