Domenica e lunedì si vota per il governo dell’Italia: già questa dei due giorni è una stranezza tutta italiana, imposta dalla destra, con un inutile aggravio di costi e tempi. Altrove, dalla Francia alla Gran Bretagna, dalla Spagna alla Germania, si vota in una sola giornata. Il problema più importante tuttavia è un altro: nei paesi europei, chiuse le urne, terminato lo spoglio, si sa chi ha vinto e chi ha perso, chi guiderà il governo per la legislatura. In Italia solo il centrosinistra può garantire un governo stabile e un primo ministro scelto da oltre tre milioni di persone. Pdl e Lega, dopo aver governato 10 anni su 12 e portato l’Italia al collasso, con più debito pubblico, più tasse, più disoccupazione, non si sono messi d’accordo neppure sul nome del presidente del Consiglio: vanno avanti tra propaganda, interessi di potere, ricatti. Monti, Fini e Casini non vinceranno e in ogni caso l’Italia ha bisogno di sviluppo e equità, di misure che si facciano carico di ridurre le disuguaglianze e promuovere opportunità di vita e di lavoro. La premiata ditta Ingroia-Di Pietro-Ferrero-Diliberto finisce solo per disperdere voti, in alcune regioni indispensabili per battere la destra. Grillo non è un brillante giullare, che offre spettacoli gratis: è il capo autoritario di un movimento populista, che sfida la democrazia. Non ha un programma di governo: promette 1000 euro per tre anni alle famiglie siciliane, poi ci ripensa e li offre a tutti; vuole uscire dall’euro; è ostile all’Europa; inventa favole sul non pagare i debiti dello Stato. Tutto e il suo contrario: per questo non accetta confronti tv. Sa fare solo monologhi. Nei giorni della campagna elettorale, incontrando cittadini, imprenditori, ma anche sindaci, si toccano con mano i guasti del paese, si avverte preoccupazione e sfiducia. Il tempo non è molto: bisogna imboccare una strada diversa. È possibile.

Occorre che il centrosinistra ottenga una vittoria netta, una maggioranza ampia alla Camera e al Senato. Poi dovremo assumere misure immediate: per i comuni, a partire dalla modifica del patto di stabilità; per l’occupazione, riducendo le tasse su lavoratori e imprenditori, pagando alle imprese i primi 48 miliardi dovuti dalle pubbliche amministrazioni; per le pensioni più basse, anche ponendo un’asticella, in alto, su quelle più ricche; sulle indennità per i parlamentari, equiparandole a quelle dei sindaci di una grande città; per l’istruzione e la sanità. Ora però, fino all’ultimo secondo, un grande sforzo per convincere gli incerti, perché la protesta diventi un voto per cambiare e non per l’ingovernabilità. Diamoci da fare per una grande vittoria del Pd e del centrosinistra.