In questi giorni Confindustria, Cgil, Rete Imprese Italia hanno posto all’attenzione del Paese e dei partiti il tema fondamentale di queste elezioni: lavoro, sviluppo, un fisco più equilibrato, riforma dello Stato, efficienza della Pubblica Amministrazione. È un bel segnale. Dimostra che forze sociali decisive dell’impresa e del lavoro dipendente sono pronte a fare la loro parte, con proposte concrete, partecipazione, assunzione di responsabilità.
Chi avrà il compito di governare potrà contare su queste disponibilità: senza fare squadra, senza il concorso di tutti i protagonisti della vita socio-economica, non si esce dalla crisi e non si rinnova l’Italia.

Naturalmente la condizione essenziale è che le elezioni rendano possibile la nascita di un governo che voglia innovare, cambiando strada rispetto alle ricette neo-liberiste del passato e facendo del dialogo con le parti sociali e con le realtà del terzo settore un asse della sua strategia riformista.
Per questo è indispensabile che Pd e centrosinistra vincano e conquistino i numeri per una maggioranza forte e stabile: Noi ci presentiamo ai cittadini con una proposta chiara, fondata su quelle priorità evidenziate anche da Confindustria, Cgil e Rete Imprese Italia.
Dimenticare i danni che hanno fatto all’Italia in quattro anni Berlusconi, Bossi e Tremonti, il Pdl e la Lega, sarebbe imperdonabile: anche i latini dicevano che errare è umano, perseverare diabolico. Nessuno di noi affiderebbe a chi ci ha sfasciato la casa, l’incarico di ristrutturarla. L’Italia può ancora trovare una sua strada, invertire il rischio di declino, uscendo dalla crisi, puntando su sviluppo e lavoro, ricostruendo un’etica pubblica: può a questo fine utilizzare il credito recuperato nell’ultimo anno in Europa e a livello internazionale. Bisogna però chiudere con l’esperienza di governo della destra e della Lega.

Né è il caso affidarsi in modo spensierato a quanti non hanno ancora deciso se essere riformisti o conservatori; che cercano di avere deleghe in bianco, senza scegliere “dove” e con “chi” vogliono andare. Con le elezioni si chiede ai cittadini italiani una scelta chiara sulle forze politiche, i programmi, i candidati premier che dovranno guidare il paese nei prossimi cinque anni. In una democrazia avanzata si devono dire prima del voto le alleanze che si voglio realizzare in Parlamento, le priorità per il governo: tra la coalizione di centrosinistra e quella di destra ci sono differenze nette. È così non solo in Italia, ma in Europa. Ed è decisivo fare chiarezza non solo nel nostro paese ma per contribuire a cambiare le politiche europee e fare dell’Unione una democrazia sovranazionale. Non si costruisce un’Italia più giusta e moderna con la testa rivolta indietro e gli occhi fissi non nel futuro, ma nella Prima Repubblica.