Non ha partecipato alle primarie e fino all’ultimo minuto la sua candidatura è rimasta in bilico, dalla Toscana era partito un appello a Bersani perché lo riconfermasse ed è così che è andata. Vannino Chiti tornerà in Senato, il suo nome è al terzo posto della lista del Pd in Piemonte.

La Toscana è l’unica regione in cui Renzi ha battuto Bersani. Dopo le primarie i due hanno siglato la pace ma a Firenze la guerra continua. In Palazzo Vecchio volano scintille.
“Fare la guerriglia a Renzi è demenziale. Le primarie per la scelta del candidato premier sono state di grande importanza ed hanno aiutato il partito a recuperare consenso. Ora l’intesa tra Renzi e Bersani non è solo un fatto formale, bisogna davvero lavorare insieme. E va dato atto a Renzi che quello che aveva detto durante la campagna per le primarie lo ha fatto davvero. Bersani ha certamente vinto le primarie ma Renzi ha avuto un risultato significativo che ne fa un personaggio importante del Pd: ha preso il 40 per cento al ballottaggio, ha riconosciuto la sconfitta e ha mantenuto gli impegni presi”.

Ma a Firenze una quota del Pd non gli riconosce meriti.
“Assurdo. Ora bisogna vincere elezioni politiche molto importanti dove niente va dato per scontato e il contributo di Renzi è decisivo. E poi vanno vinte le prossime elezioni amministrative a Firenze e tutti quanto dobbiamo avere un incontro serio che ci faccia fare un passo avanti nel modo di governare a livello locale. Siamo in una fase di vita dell’Italia e dell’Europa che è diversa da quella che abbiamo conosciuto finora. Da una parte dobbiamo metterci alle spalle la propaganda di Pdl e Lega che proclamavano il federalismo e invece hanno tolto ai Comuni e alle Regioni risorse e autonomia, dall’altra superare il governo dei tecnici che vedeva nella amministrazioni locali un problema invece di una opportunità. Il nostro compito è portare a politiche innovative, mettendo al primo posto istruzione, lavoro e sanità”.

Avrebbe preferito essere candidato in Toscana?
“Conosco bene la Toscana non c’è dubbio, sono stato presidente della Regione per otto anni e prima ancora sindaco di Pistoia. Ma è stata più giusta questa scelta, sarebbe stato peggio se qualcuno a causa mia fosse rimasto fuori. E poi il Piemonte è una regione chiave per lo sviluppo del paese e io vivo un’esperienza politica importante”.

Perché non ha corso alle primarie, come hanno fatto Bindi e Finocchiaro?
“Non avevo bisogno della deroga e a Pistoia non ho corso principalmente perché avrei ostacolato l’elezioni di giovani e donne legati al territorio in un momento in cui il Pd parla di rinnovamento. Da quando sono in Parlamento ho svolto incarichi istituzionali, sono stato sottosegretario, ministro, vicepresidente vicario del Senato, il mio profilo non era legato ad una rappresentanza territoriale. Credo ci aver svolto bene il mio ruolo e se non fossi stato riconfermato di certo non avrei stappato lo spumante. Ovviamente questo rischio c’era, poi è arrivata la telefonata di Migliavacca”.

Che pensa di chi sosteneva Renzi e dopo le primarie è entrato nella lista Monti?
“Sono casi limitati. Cambiare idea è legittimo, a me non va giù chi prima si fa eleggere in un partito e poi passa ad altri schieramenti. Chi ha votato alle primarie, però, ha sottoscritto un documento di appartenenza al centrosinistra e questo fa capire che la politica è lo specchio della società quanto a coerenza, bisogna migliorare l’una e l’altra”.

Cose che il governo Bersani dovrebbe fare subito.
“Ridurre il numero dei parlamentari, introdurre la sfiducia costruttiva, superare il bicameralismo perfetto, approvare la legge elettorale con collegi uninominali a doppio turno. Poi accorpare i Comuni, abolire le Province, creare città metropolitane. E introdurre misure più eque nel prelievo fiscale e tagliare gli sprechi senza minare i servizi essenziali per i cittadini”.

Farebbe bene Bersani a coinvolgere direttamente Renzi nella sua squadra di governo?
“Renzi ha detto con chiarezza durante le primarie che vuole contribuire alla vita del Pd restando a fare il sindaco di Firenze. Credo abbia fatto una scelta giusta, anche in vista del futuro, e penso faccia bene a rimanere coerente con quanto ha detto. La buona politica si riconosce in primo luogo dal rapporto che c’è tra quanto diciamo e quello che facciamo”.

Simona Poli