Da meno di 15 minuti ha comunicato ufficialmente all’aula di Palazzo Madama che non solo non si farà il riordino delle Province, ma neppure la nuova legge elettorale. Vannino Chiti, vice presidente del Senato, è amareggiato. «Purtroppo ho dovuto comunicare queste situazioni».

Senatore, pensa che il nuovo Parlamento riuscirà dove questo ha fallito? Si deve partire dalle Province o serve un riforma organica di tutte le istituzioni, a tutti i livelli?
«Si dovrà ripartire, e rapidamente, dal titolo V della Costituzione per mettere ordine a competenze e funzioni di Stato, Regioni, enti locali nel loro insieme, in una visione organica che fissi anche quanti debbano essere i Comuni in Italia e come, e il ruolo politico delle Regioni. Bisogna che si parta dalle Province, perché occorrono modifiche profonde, perché in parte la discussione c’è già stata e perché la maggioranza di esse tornerà al voto nella primavera
2014, quindi i tempi sono stretti».

Ridurle o abolirle?
«Abolirle, modificando la Costituzione, e lasciando a Regioni e Comuni la responsabilità di decidere su un organismo di coordinamento tra di loro, ma di secondo livello, senza elezione diretta. E poi lo Stato dovrà dedicarsi alle Città metropolitane».

La Città metropolitana di Firenze resta con i confini della Provincia. È la soluzione più giusta?
«Credo che sarebbe stato uno strumento più efficace dentro l’area vasta, per il suo peso, di cui la Toscana ha bisogno. E lo Stato dovrebbe stabilire se è meglio avere Città metropolitane o Province metropolitane, come sarebbe opportuno per Firenze, Bologna e Venezia, per affrontare meglio le sfide che la modernità e l’Europa ci pongono. Reputo che sarebbe meglio e più efficace per la Toscana una Provincia metropolitana Firenze-Pistoia-Prato».

Il Pd toscano – con le due proposte approvate dal Consiglio delle autonomie locali, le liti tra sindaci e presidenti di Provincia, lo scarso sostegno all’idea di Rossi sulle tre aree vaste – esce indebolito da questa vicenda?
«La proposta della Regione e del Pd toscano è stata apprezzata in Italia, ha avuto consenso in Toscana, basti pensare alla lettera dei quattro sindaci dei capoluoghi per il sì alla Provincia a quattro della Costa, ed è stato un contributo innovativo. È la questione dei capolughi che ha creato tensioni. Anche qui servono nuove soluzioni, una redistribuzione delle funzioni, che rinnovi il potere locale, non il capoluogo vecchia maniera. E Rossi è d’accordo con me».

Ma insomma, chi ha vinto e chi ha perso con il mancato riordino delle Province?
«Vedo un’occasione persa e una brutta battuta d’arresto. E vedo chi ha spinto per la conservazione, chi ha guardato alle convenienze del momento e non all’interesse per Paese. E questo mi amareggia molto».

Mauro Bonciani