A pochi mesi dalla fine della legislatura, in un momento difficile della vita del Paese, con il tasso di disoccupazione che ha raggiunto l’11,1 per cento, il che vuol dire quasi 3 milioni di italiani senza lavoro, la decisione di Berlusconi di rompere con il governo è di una gravità enorme. Il Pdl ha dimostrato di essere una forza politica irresponsabile: prima negando l’esistenza della crisi economica; poi portandoci sull’orlo del baratro con le politiche di Berlusconi-Tremonti-Bossi; infine togliendo di fatto la fiducia all’esecutivo Monti. È la prova che la destra italiana non riesce ad assumere i connotati di una forza politica moderna ed europea e a liberarsi dai diktat del suo padre-padrone. Anche se una pattuglia –  tutt’ora purtroppo ristretta ma costituita da personalità significative – ha saputo ribellarsi e votare diversamente dalle indicazioni del “capo”.  La legislatura, che in ogni caso aveva pochi mesi di vita, viene fatta precipitare in una crisi, che impedirà l’approvazione di provvedimenti importanti per il Paese. A parte la legge di stabilità, che sarà comunque varata, viene gettata alle ortiche la possibilità di una nuova legge elettorale, a causa dei conflitti e delle divisioni interne al Pdl: infatti l’intenzione della destra non era quella di cambiare il cosiddetto “porcellum” ma di dar vita a una legge peggiore di quella greca, così da provocare l’ingovernabilità dell’Italia, nella speranza di una rendita di posizione politica per le coorti berlusconiane. Ancora, Pdl e Lega si sono assunti la responsabilità nei mesi scorsi di far naufragare un aggiornamento della Costituzione che riduceva del 20 per cento il numero di deputati e senatori e rafforzava il ruolo di un governo parlamentare. Di fronte all’indisponibilità del Pdl – il primo partito nell’attuale Parlamento – è evidente che, approvate le misure fondamentali per la messa in sicurezza finanziaria del Paese, la parola debba tornare ai cittadini. Saranno loro a valutare le responsabilità politiche. Ha ragione il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a chiedere che la conclusione  della legislatura avvenga non in modo confuso e senza ferite ulteriori alle nostre istituzioni. Il riproporsi di Berlusconi a candidato premier dimostra il vuoto di prospettive e l’isolamento del Pdl: gli italiani non hanno la memoria così corta da dimenticare la crisi, l’emarginazione e la perdita di credibilità del nostro Paese a livello internazionale né penso intendano vanificare sull’altare della destra e di Berlusconi i pesanti sacrifici già sopportati. Noi, per responsabilità nei confronti dell’Italia, avevamo preso e abbiamo mantenuto un impegno di lealtà con il governo Monti: sia chiaro che non abbiamo timore delle elezioni. Siamo l’unica forza politica che può, con serietà, mettersi alla testa del cambiamento e della ricostruzione del Paese.

Vannino Chiti