Non possiamo stabilire con certezza se ha ragione chi dice che si inizia a vedere in lontananza la luce fuori dal tunnel o Angela Merkel, secondo cui per uscire dalla crisi economica servono ancora 5 anni. La mia convinzione è che se si continuasse sulla strada del solo rigore imposto dalla Merkel, neanche tra 10 anni avremmo la crisi alle nostre spalle. In ogni caso, è certo che la crisi sta ancora dispiegando i suoi effetti negativi nella vita quotidiana di milioni di persone e così sarà nei prossimi mesi.
Secondo i dati diffusi dall’Istat, il Pil italiano scenderà del 2,3% quest’anno e dello 0,5% nel 2013. Nel documento ”Le Prospettive per l’economia italiana nel 2012 e 2013”, si prevede un peggioramento del tasso di disoccupazione che nel prossimo anno raggiungerà l’11,4%.
Per uscire dal tunnel serve un’inversione di tendenza nelle politiche, a livello europeo. L’emergenza, in Italia e in Europa, è stata affrontata con risultati positivi, anche grazie all’impegno prezioso del Presidente del Consiglio Monti, del Presidente francese Hollande e del governatore della Bce Draghi.

Per dare all’Europa un futuro di benessere e stabilità serve un grande progetto. Bisogna avviare uno sviluppo duraturo e sostenibile, restituire centralità al diritto al lavoro, alla solidarietà e alla giustizia sociale. Nei paesi dell’Unione Europea ci sono quasi 24 milioni di disoccupati. 79 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà. Servono politiche che indirizzino lo sviluppo verso settori in grado di dare posti di lavoro stabili e sostengano la ricerca e la formazione permanente. La destra ha fallito anche in Europa: l’equilibrio nella finanza è necessario, ma non si realizzerà aumentando le disuguaglianze, colpendo l’occupazione e con essa le speranze delle giovani generazioni.

Per realizzare questi obiettivi occorre un’altra Europa, una democrazia sovranazionale che governi i grandi processi economici, la sostenibilità ambientale, le relazioni internazionali e la nostra sicurezza. Bisogna porre all’ordine del giorno la costruzione degli Stati Uniti d’Europa. La piattaforma comune dei progressisti europei va in questa direzione. Per questo motivo è importante che il cambio di rotta iniziato con l’affermazione di Hollande in Francia, si consolidi, il prossimo anno, con una netta vittoria del Partito Democratico in Italia e dei socialdemocratici in Germania. Sono queste le condizioni per un profondo cambio di rotta.