Vannino Chiti, da quando nel ’70 entrò in consiglio comunale a Pistoia per il Pci, ha fatto una lunga carriera: presidente di regione, sottosegretario, parlamentare, ministro e oggi vicepresidente del Senato. Da un uomo così navigato non ci si aspetta certo che faccia errori di ingenuità, eppure…Il nostro, infatti, ha firmato il ddl che doveva salvare Sallusti dal carcere insieme al collega PDL Maurizio Gasparri ed ora si trova ad essere suo malgrado il padre della nuova “legge-bavaglio”.

Ma come le è venuto in mente?
Una premessa: mi occupo di questo problema da anni e penso che punire la diffamazione col carcere sia inaccettabile. Quando è esploso il caso Sallusti, ho pensato fosse la volta buona: una legge bipartisan con un iter parlamentare rapido.

Cosa proponeva?
Sostituire il carcere con pene pecuniarie ragionevoli (al massimo SOmila euro); introdurre l’obbligo di rettifica, se documentata, nello stesso spazio e con la stessa dimensione del pezzo diffamatorio e contestuale estinzione del procedimento penale; norme estese anche ai ‘giornali online’.

E poi?
E poi con gli emendamenti in commissione sono spuntate le super-multe, gli editori che controllano i giornalisti, l’interDizione dall’albo e così via. Tutte cose che considero pericolose per la democrazia.

Fare una legge con Gasparri, cosa s’aspettava?
M’aspettavo il contrario, una conclusione positiva: via il carcere e sei giorni per la rettifica.

Ora vuole togliere la firma dal ddl. S’è convinto dopo gli attacchi di ‘Repubblica’?
Ho lavorato fino a venerdì per difendere il testo, ma le cose sono peggiorate e avevo già deciso di prendere questa posizione oggi.

Adesso che succede?
O la commissione ci ripensa o rinvia o conclude con questo testo pericoloso. Negli ultimi due casi la legge non passerà e non resta che un decreto del governo.

Ma secondo lei perché si è arrivati al “pericolo per la democrazia”?
Per due motivi. Da un lato una scarsa conoscenza della tematica, dall’altro un sentimento preoccupante: più di qualcuno, anche nel mio partito, pensa che in un momento di debolezza della politica avere una stampa condizionata male non fa.