I principali istituti di statistica concordano sul fatto che la fine della crisi economica non è vicina. L’anno in corso dovrebbe registrare i dati peggiori. Per il 2013 si prevede una prima minima inversione di tendenza, ma la luce fuori dal tunnel è lontana.
Al di là dei dati complessivi che fotografano l’andamento dell’economia, bisogna prestare molta attenzione ad alcuni aspetti che non hanno la stessa rilevanza pubblica ma che testimoniano fedelmente le difficoltà che colpiscono le popolazioni.
Nelle regioni del sud un posto di lavoro per le giovani donne è un’eccezione, non un diritto: i dati dell’Istat nel secondo trimestre del 2012 fissano il tasso d’occupazione tra le ragazze con meno di 30 anni ad appena Il 16,9%. Un livello così basso non era mai stato registrato dal 2004.
Pur avendo presente che nella fascia d’età tra 15 e 29 anni è elevata la quota di studenti, si tratta di un dato preoccupante: è infatti evidente il divario con il Nord Italia, dove l’insieme delle giovani occupate tra i 18 e i 29 anni si attesta al 45,7%, e con la pur mediocre media nazionale che è del 34,0%.
Un altro dato ci conferma il persistere di una crisi grave e la sofferenza crescente di settori di cittadini: l’Istat rileva come ancora nel secondo trimestre del 2012, il potere d’acquisto delle famiglie si sia ridotto dell’1,6% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto al medesimo periodo del 2011. Si tratta del calo più marcato dal 2000.
Le famiglie spendono meno e diminuisce anche la loro propensione al risparmio:nel 2012 è stata pari all’8,1%, con una diminuzione dello 0,5% rispetto al 2011.

Il rigore nei conti pubblici e le misure per la crescita nel medio e lungo periodo non bastano: serve una inversione di tendenza immediata per dare sollievo alle famiglie italiane. Tassiamo di più le rendite finanziarie, introduciamo una patrimoniale stabile e contrastiamo con ancora maggiore fermezza l’evasione fiscale: così potremo alleggerire le tasse a carico dei lavoratori, dei pensionati e delle imprese, ben oltre l’entità delle prime misure della legge di stabilità varata dal governo che, peraltro, andranno valutate nelle ricadute non soltanto per l’aumento dell’Iva, ma anche per gli ulteriori tagli su sanità e Regioni.
L’impoverimento generale della nostra popolazione è un pericolo che non possiamo correre. La mancanza di prospettive di lavoro umilia la dignità delle persone e toglie speranza nel futuro.