”La democrazia, così come noi la conosciamo, è a rischio di crisi.
Dopo aver vinto nel XX secolo i totalitarismi di destra e di sinistra, viene sfidata dal fondamentalismo, dal terrorismo, dai populismi, da una globalizzazione affermatasi fino ad ora senza regole, così che la finanza ha reso subalterne l’economia reale e la politica.
Siamo rimasti sgomenti di fronte agli attacchi alle Ambasciate occidentali e il barbaro assassinio dell’Ambasciatore degli Stati Uniti in Libia: è necessario che ovunque sia assicurato il pieno rispetto per ogni fede religiosa, ma bisogna anche chiedere fermezza a tutti i Governi, anche a quelli nati dalla “primavera araba” che hanno aperto speranze di cambiamento, perché niente può giustificare atti di intolleranza e violenza.
Un cattivo film, un libro provocatorio, si criticano con fermezza: non possono essere utilizzati per scatenare il terrore. Altrimenti la democrazia viene meno.
La democrazia è l’ordinamento in grado più di ogni altro di garantire la libertà e dignità della persona, ponendo un limite invalicabile allo stesso potere dello Stato.
La libertà non può essere identificata con i diritti goduti da chi, in un territorio, è maggioranza sulla base dei voti, delle opinioni prevalenti, dei credi religiosi: la democrazia estende a chi in un territorio vive legalmente i fondamentali diritti di cittadinanza. La Dichiarazione Universale dei Diritti della Persona rappresenta il riferimento rispetto al quale, in ognuno dei nostri Paesi, dobbiamo misurare la coerenza delle Costituzioni, il funzionamento delle istituzioni, i progressi e i ritardi nell’affermazione dei diritti umani.
La democrazia si impoverisce se non è in grado di realizzare questi obiettivi.
Nel mondo contemporaneo, attraversato da un ordine globale che rende i confini economici, culturali, normativi sempre più labili e difficili non solo da garantire, ma anche da riconoscere; nel quale si rafforza l’interdipendenza e si manifestano consistenti migrazioni, la democrazia, per vincere le nuove sfide, ha bisogno di forza etica, quella appunto che si fonda sul riconoscimento della dignità di ogni persona, sulla partecipazione consapevole e responsabile alla vita pubblica. E deve estendersi ai luoghi di lavoro, di studio, ai modi di pensare, di organizzarsi dei cittadini.
La democrazia vincola il potere degli Stati al giudizio e alle scelte che, con il voto, i cittadini assumono rispetto ai governi e al valore della dignità morale e giuridica di ogni persona: non vive se è confinata nelle sole istituzioni e ridotta a tecnica per le decisioni.
La democrazia è sconfitta se non riesce a tenere unite uguaglianza, almeno nelle opportunità di vita, solidarietà, sviluppo sostenibile, dialogo tra culture e religioni diverse, in una comune assunzione di responsabilità verso il futuro della famiglia umana; senza una permanente azione educativa, che renda i cittadini sostenitori e interpreti della legalità, della tolleranza, della libertà e fraternità.
Per questo la scomparsa della barbarie della pena di morte sarà una vittoria per la democrazia e la civiltà.
La democrazia, oggi, non può vivere solo all’interno degli Stati nazionali: sarebbe impotente rispetto ai processi del mondo globale favorendo da un lato il concentrarsi delle decisioni in potentati economici, finanziari, in tecnocrazie, lontane dalle volontà dei cittadini; dall’altro l’allontanarsi da essa delle opinioni pubbliche e un loro rifluire in un individualismo egoistico, con l’esplosione di paure, faziosità, conflitti.
Se guardiamo la realtà intorno a noi ci rendiamo conto che in parte ciò sta già avvenendo.
È, in primo luogo, decisiva una riforma dell’ONU, che renda il Consiglio di Sicurezza espressione delle varie aree mondo – dall’Europa alle Americhe, dall’Africa all’Asia -, superando l’antidemocratico privilegio del diritto di veto, riservato ai cinque membri permanenti.
Il dramma della Siria e la nostra impotenza ce lo ricordano!
In questo quadro si colloca il ruolo dei nostri Parlamenti, essenziale per l’affermarsi della democrazia.
Spetta ai Parlamenti, utilizzando anche le nuove tecnologie informatiche, favorire una partecipazione più diretta alla vita politica, utilizzando ad esempio lo strumento dei referendum; garantire, anche con l’esempio degli eletti e la trasparenza nelle decisioni, un’educazione permanente alla democrazia, un’esperienza responsabile di libertà.
Spetta ai Parlamenti saper valorizzare Regioni e Autonomie locali, le istituzioni più vicine ai cittadini, nelle quali – ancor più negli anni della globalizzazione – le persone riconoscono una comune identità.
Soprattutto i Parlamenti devono porsi l’obiettivo di estendere la democrazia a livello sovranazionale e saper trovare forme nuove di collaborazione per riuscirci.
Senza guidare questa evoluzione lo sviluppo non avrà a sue finalità la dignità della persona e la sostenibilità ambientale: è questa la sfida più grande da vincere, per il futuro della democrazia e dei diritti umani.
I governi da soli non sono in grado di riuscirci. Il restringersi delle scelte internazionali nei soli esecutivi non rafforza la democrazia: sono i Parlamenti, non i governi, espressione della rappresentanza di tutti i cittadini.
Per i Paesi dell’Unione Europea ciò significa impegno prioritario per dare vita ad una vera democrazia sovranazionale, agli Stati Uniti d’Europa.
Il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha di recente indicato passi concreti da compiere: avere nel 2014, per le elezioni del nuovo Parlamento Europeo, una ”procedura elettorale uniforme”; fare coincidere la figura del Presidente del Consiglio Europeo e quella del Presidente della Commissione Europea “affidandone in prospettiva la scelta agli stessi elettori”.
Senza questa svolta il nostro continente, e non soltanto i Paesi che sono membri dell’Unione Europea, non sarà in grado di influenzare gli scenari del XXI secolo, dando un contributo al rafforzamento della democrazia nel mondo”.