In questi giorni sono stati diffusi dati preoccupanti sull’occupazione: confermano che la crisi non dà tregua. Siamo ancora in piena emergenza.
Il tasso di disoccupazione giovanile a luglio si attesta al 35,3%, con un aumento di 7,4 punti su base annua. Nel secondo trimestre 2012 i giovani occupati, tra i 15 e i 34 anni, sono diminuiti di quasi un milione e mezzo rispetto allo stesso periodo del 2007. Nel corso del 2011, secondo i calcoli della Confederazione dei commercianti, sono state costrette a chiudere oltre 105 mila imprese. Per quest’anno si prevede uno scenario altrettanto negativo: le chiusure di attività potrebbero addirittura essere 150 mila. Ad agosto il rincaro del cosiddetto “carrello della spesa”, cioè i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza, è del 4,3% su base annua, un rialzo superiore al tasso d’inflazione, pari al 3,2%.
Infine, tutti abbiamo visto le manifestazioni di protesta degli operai sardi dell’Alcoa e della Carbonsulcis. Nel corso di queste proteste si poteva cogliere il senso della disperazione dei lavoratori, che vedono il loro futuro disgregarsi in una nuvola di macerie. Abbiamo avvertito un loro sentirsi soli.
È positivo che il governo abbia infine al primo posto della sua agenda il tema della crescita. Tuttavia serve concretezza, non un lungo elenco di intenti che somiglia più ad un programma di legislatura. È urgente una politica industriale che dia all’Italia una prospettiva di sviluppo fondato sulla sostenibilità: la riconversione del sistema industriale verso le produzioni del futuro, come nel caso della Carbonsulcis, è la strada da seguire.
Per ridare un po’ di ossigeno all’economia bisogna ridurre la pressione fiscale per le imprese e i redditi medio-bassi dei lavoratori e dei pensionati. Le imprese chiedono al governo di reintrodurre il credito d’imposta sugli investimenti in ricerca. È una misura necessaria che in poco tempo può dar luogo a nuove assunzioni. Così chiediamo interventi per aiutare la ristrutturazione delle case secondo norme antisismiche.
Per gli ultimi mesi della legislatura serve un impegno del governo, del Parlamento, delle parti sociali, per contrastare la recessione che sta colpendo il nostro paese e aprire prospettive nuove. Il lavoro deve tornare ad essere non un sogno, ma un diritto. Le elezioni decideranno chi avrà la responsabilità di guidare l’Italia definitivamente fuori dalla crisi. Il Pd è pronto ad assumersi la responsabilità con un programma basato sullo sviluppo sostenibile, il risanamento portato avanti con equità, l’impegno per rinnovare la democrazia e contribuire a dar vita agli Stati Uniti d’Europa.
Scusa Vannino, quale crescita ? ce lo vuoi spiegare almeno Tu ? Grazie !
Tanta concretezza!
a me mi sembra che si sta per spingere tutto……
Ma dov’è la crescita ?… è aumentato tutto, le attività chiudono, basta guardare il centro di Pistoia , la situazione è uguale a tutte le città d’Italia, il debito pubblico è aumentato per non dilungarmi sul resto, ed il PD spalleggia Monti alla faccia di operai, pensionati, impiegati, liberi professionisti ecc. Dov’è l’anima del PD?
Caro Tiziano, la crescita non è un processo che si innesca con un provvedimento, ma il frutto di una situazione generale favorevole allo sviluppo che si crea nel tempo e attraverso passi diversi e complessi. Per questo ritengo che insieme alle misure che sul medio-lungo periodo possono creare i presupposti per un’economia più florida, occorre varare provvedimenti che non creano miracoli immediati ma segnano una parziale inversione di tendenza dando un po’ di respiro all’economia: riduzione delle tasse sul lavoro, allentamento dei patto di stabilità dei Comuni, credito d’imposta sulla ricerca. Per finanziare queste misure possiamo varare una imposta stabile sui grandi patrimoni.
Caro Michele, serve concretezza perché se la ripresa arriverà non prima di un anno, dobbiamo dare un minimo sollievo ai cittadini, per quanto si può, nell’immediato.
Caro Falbo, la crisi ha origini internazionali e in Italia si è aggravata per via delle debolezze storiche del nostro paese, innanzi tutto il debito pubblico. Il compito del governo è difficile e dobbiamo riconoscere che l’Italia in questi mesi ha ripreso a camminare sul sentiero della serietà. In Europa abbiamo recuperato credibilità e autorevolezza. Non tutto quello che ha deciso il governo noi condividiamo. Il Pd avrebbe fatto scelte più eque in alcuni casi. Ma la situazione un anno fa era gravissima, serviva un governo di transizione per affrontare l’emergenza. Fra qualche mese si vota e il Pd si presenterò con il suo programma alternativo a quello delle destre che ha portato l’Europa verso il baratro.