”Ci sono le condizioni per realizzare una legge elettorale che rappresenti un passo avanti significativo rispetto al porcellum. Punti fermi sono: sbarramento nazionale al 5% o 8% in 3-4 regioni; collegi e piccole liste di non piu’ di 5 candidati; premio attorno al 15% al partito che arriva primo. Rispetto al porcellum non vi saranno piu’ sbarramenti diversificati a seconda che si sia o no in una coalizione, con le conseguenze che abbiamo visto sulla governabilita’; liste bloccate di oltre 30 candidati; possibilita’ di candidarsi ovunque; premio di maggioranza indefinito”.
Lo afferma il vice presidente del Senato Vannino Chiti, che aggiunge: ”se fossero stati approvati gli aggiornamenti alla Costituzione gia’ votati dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, avremmo avuto maggiore coerenza e stabilita’: la sfiducia costruttiva avrebbe garantito, come in quasi tutti i paesi europei, il ruolo del Presidente del Consiglio eletto dal Parlamento. Ci sarebbe ancora il tempo, se c’e’ la volonta’ politica, per attuare l’articolo 49 della Costituzione – dando cosi’ natura giuridica ai partiti e quindi l’obbligo di maggiore trasparenza – e per ridurre il numero dei parlamentari. Quello che si deve in ogni caso fare e’ una convenzione costituzionale tra le forze politiche che approveranno la nuova legge elettorale, e in primo luogo tra i due piu’ grandi partiti italiani: come in Spagna, il partito che arriva primo alle elezioni ha il diritto di formare il governo. Questo consentira’ – e’ la conclusione di Chiti – di evitare contraddizioni tra il premio di governabilita’ e l’effettivo ruolo di governo e al tempo stesso impedira’ che in Parlamento alcune forze che si rendessero necessarie per consolidare la maggioranza abbiano un ruolo esagerato nel condizionare programmi e assetti”.