La vicenda dell’ Ilva di Taranto è un esempio dei ritardi del nostro paese. Non si doveva arrivare all’improponibile alternativa tra il lavoro di migliaia di persone e la tutela dell’ambiente e della salute. Questo problema non riguarda solo l’impianto siderurgico pugliese, ma anche altri poli dell’industria pesante, italiana ed europea. È doveroso rispettare le decisioni della magistratura. Occorre invece riflettere su quello che la politica non ha fatto: da tanti anni si conoscevano i danni prodotti nella città di Taranto. La riconversione industriale nel senso della sostenibilità con l’ambiente è una sfida che dovevamo raccogliere già da tanto tempo: l’evoluzione della tecnologia permette ormai di ridurre l’inquinamento nella produzione industriale. Prova ne è il fatto che la stessa Ilva da qualche anno ha avviato un percorso che va in questa direzione, anche grazie ad alcune misure di legge, in particolare quelle varate dalla Regione Puglia. Ma non basta. Come si vede, la riconversione è stata messa in atto in modo parziale e ci troviamo oggi a dover fare di tutto perché lo stabilimento non chiuda e si preservino le migliaia di posti di lavoro a rischio, considerando anche il settore dell’indotto. Occorre un impegno comune tra le istituzioni nazionali, quelle locali, le parti sociali e l’azienda per affrontare i problemi  rimasti aperti. Intanto, bisogna dare attuazione al protocollo che prevede uno stanziamento di 330 milioni di euro per le bonifiche. Sono queste le priorità ed hanno una portata di carattere nazionale.

Questa vicenda difficile può essere, attraverso l’innovazione, l’occasione per l’avvio di uno sviluppo sostenibile. L’Ilva può diventare un modello per risolvere altre situazioni sul territorio italiano, dando avvio in modo concreto ad uno sviluppo sostenibile.
Il dramma della disoccupazione nelle regioni del Sud non potrebbe sopportare la chiusura dell’Ilva. Oltre all’ammodernamento degli impianti dell’industria pesante nata in un’altra epoca, occorre investire per lo sviluppo dei settori con maggiori potenzialità, sulle nuove produzioni che possono offrire ampie possibilità d’impiego. Il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute delle persone possono essere coniugati con la necessità di assicurare il diritto ad un lavoro dignitoso. È la sfida che le forze progressiste vogliono e debbono vincere.