Quanto sta avvenendo da alcune settimane al Senato è un fatto gravissimo dal punto di vista politico e istituzionale. La “maggioranza parallela” formata da Pdl e Lega sta portando avanti una riforma della Costituzione inaccettabile nel metodo e nel merito. Ieri si è toccato il fondo con l’approvazione, con una maggioranza risicata, dell’articolo che introduce il semipresidenzialismo. È evidente a tutti il fatto che il prolungarsi di questa situazione della “doppia maggioranza” mette a rischio la tenuta stessa del governo.

È grave lo strappo compiuto dal partito di Berlusconi che, dopo aver contribuito alla approvazione nella Commissione Affari Costituzionali di un testo condiviso, si è rimangiato tutto, stringendo un patto con la Lega che prevede lo scambio tra il semipresidenzialismo e il “mostro istituzionale” che chiamano Senato federale. Propaganda di parte, niente di più. Il Pdl si è assunto la responsabilità di far fallire un percorso di riforme positivo per l’Italia e che sarebbe entrato in vigore con la prossima legislatura: più poteri al Presidente del Consiglio, una prima differenziazione di compiti tra Camera e Senato, una riduzione del numero dei parlamentari. Per questo motivo il Pd, insieme all’Idv, ha deciso di non partecipare se non al voto finale, così da rendere chiare agli italiani le responsabilità di un nuovo, tentato sfregio alla Costituzione. Sarebbe stato più serio dedicarci ad un esame approfondito dei decreti che affrontano importanti temi economici e la revisione della spesa pubblica, con rilevanti implicazioni sul piano sociale. Per le riforme istituzionali non resta in questa legislatura che procedere con uno stralcio relativo alla riduzione del numero dei parlamentari e alla approvazione di una nuova legge elettorale.

Pensare di varare il semipresidenzialismo attraverso un pugno di emendamenti, passando sopra la testa degli italiani, vuol dire che non si ha a cuore una riforma seria delle istituzioni. Attraverso una cattiva e superficiale improvvisazione non si può riscrivere la seconda parte della Costituzione. È significativo, a questo proposito, quanto ha dichiarato ieri il senatore Pisanu, motivando la sua astensione: «Sono favorevole al semipresidenzialismo, ma ritengo che la via seguita in questa sede sia sbagliata. Nella migliore delle ipotesi essa ci porterà a una bandiera da sventolare, posto che trovi vento, e non a un progetto da realizzare». Una modifica così radicale della Costituzione deve essere sottoposta al parere dei cittadini attraverso un referendum. Pensare di farne a meno – come ritengono Pdl e Lega – la dice lunga sul loro senso delle istituzioni e sulla consapevolezza che hanno del ruolo della Costituzione per i cittadini italiani.
In giorni particolarmente caldi sul tema della revisione della spesa pubblica e degli sprechi, è forse utile osservare che quello che Pdl e Lega stanno portando avanti è paragonabile a una infrastruttura progettata in maniera maldestra da un ingegnere non preparato – forse un apprendista stregone – costruita in una zona ad alta densità abitativa, senza che i cittadini abbiano potuto esprimersi, che resterà oltretutto un’opera incompiuta, come quei ponti che si interrompono in cielo, senza portare da nessuna parte.
La Costituzione è ben più importante.