La revisione della spesa (la spending review) è un meccanismo serio di analisi e correzione della spesa pubblica, proposto per primo dal compianto ministro dell’economia del governo Prodi Tommaso Padoa Schioppa. L’obiettivo è quello di eliminare gli sprechi e le spese superflue – senza intaccare la qualità dei servizi erogati ai cittadini – non solo per assicurare risparmi alle casse dello Stato, ma anche per destinare nuove risorse ai settori che ne hanno bisogno.
Il decreto varato dal governo Monti contiene diversi provvedimenti che colpiscono veri sprechi, spese superflue e determinano razionalizzazioni importanti. Sono scelte giuste quelle di scongiurare l’aumento dell’iva, intanto fino a luglio del 2013, assicurare le tutele ad altri 55 mila “esodati” e alle vittime del terremoto che ha colpito l’Emilia. Altre parti suscitano contrarietà: in particolare i tagli al Fondo Sanitario Nazionale e ai trasferimenti alle autonomie locali.
La centralizzazione degli acquisti, l’individuazione dei costi standard per beni e servizi nella pubblica amministrazione, la razionalizzazione delle province e delle sedi giudiziarie, il taglio al fondo per le auto blu, la soppressione di alcuni enti improduttivi: si tratta di misure positive, da gestire in stretto rapporto con Parlamento e territori.
Una revisione intelligente della spesa non può significare riduzione dei servizi essenziali per i cittadini. Un paese solidale non può permetterselo. I tagli alla spesa, a cominciare da quelli dei governi di destra Berlusconi-Bossi-Tremonti hanno già duramente colpito il nostro welfare, riducendo il potere d’acquisto degli italiani. Sulla sanità si sta compiendo un grave errore: si uniscono interventi sugli sprechi a tagli lineari del Fondo Nazionale. Altrettanto negativa è l’ennesima riduzione di risorse trasferite dallo Stato a Regioni e Autonomie Locali:  piuttosto si mantenga e magari si anticipi l’impegno a rendere l’Imu esclusivamente un’imposta comunale. I tagli colpiranno il trasporto pubblico locale e l’assistenza sociale. Il Pd si batterà in Parlamento per modificare il decreto: mantenendo invariati i saldi è possibile fare altri interventi su sprechi e privilegi. La nostra convinzione è che la revisione della spesa debba proseguire nel futuro, riguardare Stato centrale, Regioni, Comuni. Soprattutto vogliamo che sia introdotta una tassa sui grandi patrimoni immobiliari per ridurre quelle sul lavoro, sull’impresa e sulle pensioni più basse.