Il terremoto che ha colpito l’Emilia è un dramma che riguarda tutta l’Italia. 25 persone hanno già perso la vita e il sisma sembra non volersi arrestare. Il paese intero deve stringersi attorno alle popolazioni che si trovano ad affrontare gravi difficoltà. Gli italiani stanno dimostrando grande spirito di solidarietà, attraverso l’impegno di tanti volontari e le donazioni. Anche il governo si è mosso in modo giusto e tempestivo.
Nessuno deve sentirsi solo. La linea seguita dal presidente della Regione Errani, in accordo con il governo, è quella giusta: le autonomie locali sono il riferimento principale nel territorio. Prima di tutto bisogna dare un alloggio e il cibo a chi non può ora usare la propria casa: i tanti immobili sfitti, oltre agli edifici pubblici e ai campi tenda, sono impiegati per dare ospitalità.

Bisogna tenere viva la solidarietà di tutto il paese e procedere con rigore, senza svolazzi di propaganda, a differenza di quanto avvenne con il governo Berlusconi, in occasione del terremoto dell’Aquila e delle alluvioni in diverse regioni d’Italia. Toscana, Liguria e Piemonte, essendo state colpite duramente da precedenti catastrofi, e avendo già dovuto aumentare di 5 centesimi di euro la benzina per farvi fronte, devono essere messe in condizione di contribuire al pari delle altre regioni. Non è giusto che quei cittadini paghino oggi non due, ma 7 centesimi di euro in più i carburanti. Adesso è la fase dell’emergenza: arriverà poi il momento di affrontare le eventuali responsabilità. C’è discordanza tra gli studiosi sul livello di rischio sismico che era possibile stabilire per quella zona. Al di là di questo aspetto, lascia sconcertati vedere che i capannoni industriali erano costruiti con le travi appena appoggiate ai pilastri. Per il crollo di quelle strutture sono morti lavoratori e imprenditori che, anche nei giorni successivi alla prima scossa, stavano compiendo il loro dovere.
Purtroppo la preoccupazione di perdere il lavoro è stata annientata dalla violenza del terremoto.
È assurdo continuare a dividere il paese in aree in cui, nella costruzione di edifici, si applicano le normative antisismiche ed aree che ne sono escluse. L’Italia è tutta quanta esposta a rischi sismici ed ha un territorio ormai fragilissimo.

Il governo deve fare tutto il possibile per permettere la ripresa più veloce possibile delle aree colpite dal terremoto, di imprese spesso leader in Europa. La via è quella di uno sviluppo nuovo e sostenibile, a misura della persona: solo così si può uscir fuori dalla spirale negativa di alta disoccupazione, basso potere d’acquisto dei lavoratori, instabilità finanziaria, distruzione delle risorse e dell’ambiente del nostro Pianeta.