La Francia ha voltato pagina, ci sono le condizioni perché lo faccia anche l’Europa. La vittoria di Hollande alle elezioni presidenziali rappresenta una svolta. La proposta progressista per l’Europa che unisce i socialisti di Francia e Germania e il Pd italiano punta ad un profondo cambiamento delle politiche pubbliche. Per affrontare la crisi finanziaria, economica e sociale non si può procedere solo con il rigore dei bilanci, perché così in tempi di recessione si impoveriscono milioni di cittadini e non si realizza neppure l’equilibrio dei conti. Il risanamento è la base necessaria, ma è altrettanto importante varare allo stesso tempo misure che avviino uno sviluppo sostenibile, la creazione di posti di lavoro, la redistribuzione delle ricchezze.
In concreto, le proposte sostenute dai progressisti d’Europa sono: che si consenta ai paesi con i bilanci in attivo di reinvestire almeno parte del surplus per contribuire al rilancio dello sviluppo; che si sottraggano ai vincoli del Patto di Stabilità gli investimenti pubblici in formazione e ricerca, infrastrutture, trasporti, energie rinnovabili; una tassa sulle transazioni finanziarie così da chiedere un contributo alle rendite, privilegiando gli investimenti produttivi; l’introduzione dei project bond e degli euro bond per finanziare gli investimenti necessari a creare occupazione e rendere l’Europa più moderna; il potenziamento della Banca Europea per gli Investimenti. Al tempo stesso i progressisti europei ritengono indispensabile che si ritrovi lo slancio europeista e si rafforzi l’integrazione per puntare ad una Europa federale: un mercato e una moneta unica non possono funzionare senza una forte organizzazione politica a livello continentale.

Nel mondo globale l’Unione Europea può essere uno dei protagonisti, di certo non possono esserlo le nostre singole nazioni. Abbiamo bisogno di istituzioni europee più forti e più democratiche, per rispondere alle esigenze dei cittadini e mantenere con loro un collegamento diretto.
La crisi sta mettendo in ginocchio le nostre popolazioni: nei paesi dell’Unione Europea ci sono quasi 24 milioni di disoccupati e 79 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà. Il diritto al lavoro, la solidarietà e la giustizia sociale devono tornare ad essere le priorità dei governi e dei parlamenti.