La vittoria di Hollande al primo turno delle elezioni presidenziali in Francia è una notizia positiva, importante per il nostro futuro. In Europa c’è la necessità di avviare uno sviluppo duraturo e sostenibile che permetta di invertire la tendenza negativa che sta esasperando e impoverendo milioni di cittadini. Dobbiamo aprire una fase nuova in cui il diritto al lavoro, la solidarietà e la giustizia sociale tornino al centro delle politiche pubbliche. La linea dettata dalle destre in Europa, guidate da duo Merkel-Sarkozy, ha fallito: di solo rigore e risanamento – che pure sono elementi indispensabili – non si vive. Nei paesi dell’Unione Europea ci sono quasi 24 milioni di disoccupati e 79 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà: servono politiche che indirizzino lo sviluppo verso i settori che possono dare posti di lavoro stabili e incoraggino la ricerca e la formazione permanente. Per realizzare questi obiettivi occorre che l’Unione Europea faccia un salto in avanti in direzione di un governo politico sia dei grandi processi economici, che della politica estera e di sicurezza: bisogna lasciarsi alle spalle titubanze e egoismi nazionali costruendo un’organizzazione federale. Senza superare il cosiddetto metodo intergovernativo, cioè l’azione paralizzante dell’intervento di 28 governi nazionali, non si avranno istituzioni europee democratiche ed efficienti. Nel mondo globale l’Unione Europea può essere uno dei protagonisti, non certo le nostre singole nazioni.

Questa è la ricetta proposta dai socialisti francesi, dai socialdemocratici tedeschi e dal Partito Democratico italiano che hanno sottoscritto una piattaforma programmatica comune. L’eventuale vittoria di Hollande può aprire una stagione nuova in cui si punti maggiormente alla redistribuzione dei redditi e alla realizzazione di uguali opportunità di vita tra i cittadini. L’equilibrio nella finanza è necessario, ma non a spese dei meno abbienti o delle speranze delle giovani generazioni. Le forze progressiste europee chiedono che i paesi che hanno i bilanci in attivo possano reinvestire almeno parte del surplus per contribuire al rilancio dello sviluppo. Al tempo stesso vogliamo sottrarre ai vincoli del Patto di Stabilità gli investimenti pubblici in formazione e ricerca, infrastrutture, trasporti, energie rinnovabili.

La destra, anche in Europa, ha fallito. Per una svolta serve la vittoria di Hollande al secondo turno delle presidenziali francesi e poi, l’anno prossimo, l’ affermazione del Pd in Italia e della Spd in Germania.