Se per un verso, come sostiene il Presidente del Consiglio Monti, la crisi dei debiti sovrani in Europa sembra essere quasi finita, per un altro la situazione si aggrava sul fronte sociale. È una delle conseguenze di un risanamento portato avanti solo con tagli alla spesa pubblica, senza un rilancio dello sviluppo. I dati diffusi lunedì dall’Istat sono allarmanti: la disoccupazione a febbraio ha raggiunto il 9,3% mentre quella dei giovani si attesta addirittura al 31,9%. Sono i dati peggiori dal 2004. È necessario unire al rigore, indispensabile per fronteggiare la crisi finanziaria internazionale, tutte le iniziative possibili per avviare uno sviluppo nuovo. Senza assicurare sbocchi occupazionali e senza una crescita del livello delle retribuzioni, gli stessi sacrifici che sono stati chiesti ai cittadini per evitare che l’Italia facesse la fine della Grecia, diverranno insopportabili. L’aumento dell’addizionale Irpef regionale, l’impennata delle tariffe per l’elettricità, il costo della benzina ormai a 2 euro al litro e l’ormai prossimo pagamento dell’Imu riducono ulteriormente il potere d’acquisto dei cittadini. Erano sacrifici inevitabili per il risanamento? Sì, purtroppo, soprattutto a causa delle responsabilità del governo Berlusconi-Bossi-Tremonti, ma dal momento che le previsioni ci dicono che la recessione proseguirà per tutto l’anno, senza una inversione di tendenza la condizione degli italiani sarebbe destinata a peggiorare ancora.
Bisogna consentire alle amministrazioni locali che hanno il bilancio in ordine di poter investire nelle opere pubbliche già programmate; è urgente far partire i cantieri per le infrastrutture già finanziate dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica; la lotta all’evasione fiscale deve proseguire con ancor maggior vigore. Il governo deve adottare prima possibile un provvedimento per restituire ai lavoratori dipendenti e ai pensionati parte dei ricavi di questa attività di contrasto ad un malcostume che in Italia assume proporzioni inaccettabili.
Sono poi quasi scaduti i tre mesi di “moratoria” chiesti dal ministro Passera, in relazione alle modalità di assegnazione delle frequenze del digitale terrestre: si proceda, senza più attendere, ad una vera asta, da cui possono arrivare risorse preziose.
In Italia non c’è bisogno di una più grande libertà di licenziare ma di politiche che creino lavoro. Su questi temi prioritari è opportuno che il ministro dello Sviluppo venga in Parlamento a illustrare le azioni che il governo intende mettere in atto nell’immediato. Non possiamo stare a guardare mentre milioni di italiani rischiano di non farcela più.
liberalizzazioni, tagli della spesa pubblica per recuperare margini di manovra …
Se non tagliate gli sprechi si va poco avanti…
Autarchia, aveva ragione Lui, caro Lei….
4 aprile alle ore 0.11 · Mi piace
Regole ferree che impongono lo spostamento del denaro… dalla speculazione…..agli investimenti per creare beni di consumo attraverso il lavoro…poi alla faccia del libero mercato e delle sue regole…..tutti gli imprenditori che vendono prodotti in italia debbono produrre in loco, compresi gli ipocriti che per pochi sporchi euro di guadagno hanno spostato le loro fabbriche all’estero …..indebolendo tutto il tessuto manifatturiero italiano….e’ anche questa una parte della crisi……protoni…
Caro Luciano, a mio avviso dalla cosiddetta spending review – la revisione analitica della spesa pubblica che sta compiendo una commissione guidata dal ministro Giarda – e dalla lotta all’evasione fiscale che il governo sta conducendo con rinnovato vigore possono arrivare le risorse necessarie per ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni. ma bisogna agire presto, per molti italiani la situazione precipita giorno dopo giorno.
Caro Fabio, come dicevo prima, la spending review può servire a tagliare quegli sprechi che si annidano nelle varie voci del bilancio statale.
Caro Tonino, la speculazione va arginata, pur nel rispetto delle regole del mercato. La crisi economica di questi anni ci insegna che la finanza non può essere lasciata agire senza regole. E’ lì che si annida la genesi di questa crisi e il dominio della finanza stessa sulla politica e sull’economia ha creato distorsioni gravi e dannose per milioni di cittdini.
La globalizzazione però non va respinta a priori. E’ una realtà da cui non si torna indietro e con cui è bene confrontarsi per prendere di essa i vantaggi e arginare i difetti, che abbiamo amaramente conosciuto in questi anni, attraverso regole serie.