Parlare di ”inciucio” a proposito dell’accordo raggiunto da Bersani, Casini e Alfano significa fare il gioco di chi vuole mantenere l’attuale sistema elettorale, il ‘porcellum’. In Italia le regole del gioco è opportuno che siano approvate a larga maggioranza: il risultato finale sarà frutto di una mediazione tra le diverse impostazioni. In Parlamento ci sarà la possibilità di dialogare tra tutte le forze politiche: chi pone solo veti si autoesclude da un processo di riforme, indispensabile al nostro Paese. Il fuoco pregiudiziale di sbarramento sollevato da Idv, Sel e Lega è sbagliato. L’accordo è solo un punto di partenza. Anche io non comprendo bene, ad esempio, come possa conciliarsi diritto di tribuna e modello di legge elettorale che preveda per il 50% collegi uninominali e per l’altro 50% liste proporzionali e soglia di sbarramento. Il diritto di tribuna è coerente con un sistema maggioritario. I gruppi parlamentari, a cui spetta il compito di costruire e approvare la legge, potranno operare per superare eventuali incongruenze. Se Idv e Lega hanno realmente il timore che il bipolarismo venga cancellato, avanzino proposte positive, nel merito. Il Pd non vuole annullare i meccanismi dell’alternanza tra schieramenti diversi alla guida del Paese. È necessario superare un bipolarismo espressione di una conflittualità esasperata e continua. Non è più accettabile la formazione di coalizioni eterogenee, messe insieme dall’esigenza di raggiungere un premio di maggioranza: così si sono vinte le elezioni ma non si è stati in grado di governare.
Trovo soprattutto giusto aver scelto un  percorso parallelo e contemporaneo tra riforme costituzionali e legge elettorale: senza  questa correzione non ci sarebbero stati più i tempi per la legge elettorale. Andare a votare nel 2013 con il ”porcellum” sarebbe uno sfregio alla democrazia e un tradimento nei confronti di quel milione e duecentomila cittadini che avevano firmato per il referendum abrogativo della legge voluta dalle destre e dalla Lega.
Il fatto che tra i partiti che autonomamente sostengono il governo Monti si sia raggiunto un accordo di massima su legge elettorale e riforme costituzionali non era scontato: è una svolta positiva, che contribuisce a riaffermare la credibilità della politica.
Da troppi anni si parla di queste riforme senza che poi si compiano passi concreti. Ciò che mancava era quel minimo di fiducia tra le forze politiche, che rendesse possibile un dialogo costruttivo.
Una svolta è alla nostra portata: possiamo porre fine a quella transizione infinita, seguita alla crisi della cosiddetta Prima Repubblica. C’è un’intesa per rafforzare, attraverso l’introduzione della sfiducia costruttiva, il ruolo del Presidente del Consiglio alla guida di governi parlamentari; per il superamento del bicameralismo perfetto, differenziando i compiti di Camera e Senato; per la riduzione del numero dei parlamentari.
Nelle prossime settimane bisogna passare dalle parole ai fatti e iniziare a lavorare in Parlamento.
Il modello di base per la legge elettorale è quello tedesco: si deve operare per renderlo più bipolare, in primo luogo con dei correttivi nella definizione delle circoscrizioni per la parte proporzionale. Su questo è un riferimento importante la proposta presentata al Senato da Stefano Ceccanti. Non si deve dare neppure l’impressione di un ritorno indietro rispetto alla sovranità dei cittadini nel contribuire a scegliere, con il loro voto, maggioranze di governo e rappresentanti in Parlamento. I cittadini vogliono contare di più, non di meno; essere responsabili nel decidere non nel concedere deleghe in bianco.
Se alla fine della legislatura dovessimo registrare un’altra occasione mancata non ci sarebbe perdonato. Un fallimento rappresenterebbe un regalo all’antipolitica.