Sabato scorso è stata una giornata positiva e importante per le forze progressiste europee: il Partito Democratico, i Socialisti francesi e i Socialdemocratici tedeschi hanno sottoscritto degli indirizzi programmatici comuni per una politica europea alternativa a quella delle destre, che ha al suo centro lo sviluppo sostenibile, il diritto al lavoro, la solidarietà e la giustizia sociale. Perché questa impostazione si affermi, occorre che alle prossime elezioni in Francia, Germania, e Italia i progressisti vincano. Per questo in Francia siamo con Hollande. Ha ragione Bersani quando afferma che la sua vittoria sarà anche la nostra. I progressisti devono unirsi per portare in tutta Europa un modello di sviluppo che guardi maggiormente alla redistribuzione dei redditi, secondo criteri di giustizia sociale e di realizzazione di uguali opportunità di vita tra i cittadini. L’equilibrio nella finanza è necessario, ma non si deve né si può raggiungere a spese dei meno abbienti o delle speranze delle giovani generazioni.

Noi critichiamo con convinzione la linea Merkel-Sarkozy. Non possiamo affrontare la crisi soltanto con politiche di risanamento e di tagli alla spesa pubblica. Il rischio che corriamo è quello dell’impoverimento generalizzato. Nell’Europa a 27 ci sono circa 23,8 milioni di disoccupati, una gran parte sono giovani; 79 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà e il 19% dei bambini è a rischio indigenza. Di fronte a una situazione così drammatica, limitarsi a fissare rigidi vincoli di bilancio per tutti i paesi membri dell’Unione Europea è una risposta insufficiente. Le politiche pubbliche devono anche orientare verso lo sviluppo dell’economia verde e l’innovazione tecnologica, la ricerca scientifica e la formazione permanente, l’inclusione sociale, la mobilità, l’insieme di flessibilità e nuove tutele all’interno del mercato del lavoro. Chi ha i bilanci in attivo deve reinvestire almeno parte del surplus per contribuire al rilancio dello sviluppo. Inoltre, bisogna sottrarre gli investimenti pubblici in infrastrutture, trasporti, energia, formazione e ricerca – necessari per avviare una fase di ripresa forte – dai vincoli del Patto di Stabilità. Questo percorso potrà essere intrapreso solo attraverso il rafforzamento dell’integrazione europea, nell’ottica di un’Europa federale come obiettivo finale.

Questa è l’idea per il futuro che i progressisti europei sottopongono ai cittadini. È alternativa a quella delle destre, che ha fallito. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. È ora di voltare pagina, a partire dalle elezioni francesi di primavera e poi con quelle che si terranno in Italia e Germania nel 2013.