Non possiamo affrontare la crisi in Europa soltanto con politiche di risanamento e di tagli alla spesa pubblica. Il rischio è l’impoverimento generalizzato nel Continente. L’ho voluto sottolineare nel mio intervento alla riunione dei Senati d’Europa che si  è tenuta venerdì a Parigi.
Nell’Europa a 27 ci sono circa 23,8 milioni di disoccupati, per lo più giovani; 79 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà. Il 19% dei bambini è a rischio indigenza. Una situazione drammatica, alla quale si deve rispondere puntando al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia Europa 2020: sviluppo sostenibile, inclusione sociale, mobilità, flessibilità e nuove tutele all’interno del mercato del lavoro, investimenti nelle infrastrutture, nelle energie rinnovabili, nell’istruzione e nella ricerca. I Paesi che hanno i bilanci in attivo non devono rifugiarsi in una torre d’avorio: è importante stabilire che parte dei surplus sia investita per contribuire al rilancio dello sviluppo. Bisogna sottrarre gli investimenti pubblici in infrastrutture, trasporti, energia, formazione e ricerca dai vincoli del Patto di Stabilità. D’altra parte, coma sottolineò il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, esso nacque come “Patto di stabilità e di crescita”. Ma all’obiettivo di uno sviluppo nuovo e sostenibile non furono dati strumenti e obiettivi precisi.
Su tutto ciò i parlamenti nazionali devono avere un ruolo perché esprimono la voce dei popoli. La democrazia rappresentativa è il nostro riferimento. Essa ha al suo centro il ruolo dei Parlamenti: si tratta della risposta che può consentire quell’intreccio tra partecipazione dei cittadini e capacità di decidere, indispensabile per il governo della globalizzazione. È una loro funzione fondamentale garantire che le scelte che stanno maturando a livello europeo siano condivise e comprese dalle nostre opinioni pubbliche. La sfida oggi è quella di rafforzare la credibilità dei decisori politici. Credibilità che gli stessi mercati valutano e che bisogna fornire ai nostri cittadini, sapendo che le decisioni di oggi si ripercuoteranno sui nostri figli. Questa fase di emergenza deve spingerci ad adottare, a livello nazionale, procedure e meccanismi che rafforzino la credibilità delle manovre di finanza pubblica. E ciò attraverso lo strumento che connota sin dalle sue origini l’istituzione parlamentare: la trasparenza e la pubblicità, così eviteremo in futuro casi come quello della Grecia.
Credo che un compito primario dei Parlamenti sia oggi rompere il tradizionale monopolio informativo dei Governi. La Commissione europea ha invitato gli Stati membri ad istituire organi indipendenti per controllare l’applicazione delle regole fiscali. In Italia abbiamo voluto interpretare questa indicazione come un invito a istituire, presso le Camere, un organismo indipendente cui attribuire compiti di analisi e verifiche della finanza pubblica e di valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio.
Così potremmo dare un contributo indispensabile per colmare quel deficit democratico che anche la grave emergenza finanziaria in cui ci siamo trovati ha evidenziato. A questo deficit e allo scetticismo nei confronti dell’Unione Europea, ai rigurgiti di chiusure nei confini nazionali, dobbiamo rispondere con un di più di Europa: un di più di democrazia sovranazionale; un di più di democrazia rappresentativa, nel consolidamento di una collaborazione fra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali; un di più di partecipazione attraverso un coinvolgimento dei cittadini europei, a partire dalle scuole e dalle istituzioni più vicine alla loro vita: i Comuni e le Regioni da un lato, i Parlamenti dall’altro.