Giannelli, sempre brillante ed efficace, ha centrato il senso dell’allarme con la sua vignetta di ieri: le famiglie italiane sono in difficoltà con il carrello della spesa. Lo segnala un rapporto curato da Intesa San Paolo. Secondo lo studio, sul mercato nazionale i consumi di prodotti alimentari e bevande sono calati dell’1,5% a prezzi costanti. In termini di spesa pro capite il dato relativo all’anno 2011 riporta i livelli indietro di quasi 30 anni. Infatti, si precisa che «si deve tornare ai primi anni ’80 per scendere al di sotto dei 2.400 euro annui destinati al comparto agro-alimentare».
Questo studio è l’ennesimo riscontro di una situazione di grave difficoltà in cui versano le famiglie italiane che, come si sottolinea nel rapporto, «a fronte delle tensioni sul mercato del lavoro e sul reddito disponibile, riducono ulteriormente gli sprechi e moderano gli acquisti anche in un comparto dei bisogni poco comprimibili come l’agroalimentare».
Se il bilancio fino ad oggi è negativo, le prospettive per l’immediato futuro non sono migliori: «l’incremento della disoccupazione unito agli effetti delle manovre di correzione dei conti pubblici sulle famiglie fanno prevedere una nuova riduzione dei consumi, che continueranno ad essere molto prudenti a fronte di risorse sempre più scarse».

Il potere d’acquisto dei cittadini italiani è una delle priorità su cui si deve concentrare il governo. Superata la fase delle manovre con i tagli alla spesa pubblica, le prime liberalizzazioni varate non bastano a ridare fiato alle necessità quotidiane degli italiani. Bisogna ridurre le tasse per i ceti a reddito medio-basso, a partire dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, le categorie che da sempre contribuiscono più di tutti a livello fiscale. Proprio il contrasto all’evasione e la razionalizzazione della spesa pubblica possono garantire le risorse necessarie. È importante stabilire in maniera vincolante che parte di questi fondi venga destinata a sostenere i consumi di chi, lavorando con dignità, ogni giorno mantiene la propria famiglia. Proprio il lavoro in Italia è oggetto di una pressione fiscale troppo alta, in rapporto al trattamento ben più favorevole riservato alle rendite finanziarie. È necessario ribaltare questo quadro in tempi brevi. L’Istat ha certificato che l’Italia è ufficialmente in recessione tecnica, la nostra ripresa passa dalla valorizzazione dei lavori come elemento fondante della nostra società, dall’innovazione nel mondo della produzione per l’avvio di uno sviluppo sostenibile, dalla capacità di offrire opportunità di occupazione non precaria alle donne e alle giovani generazioni.