”La riforma del mercato del lavoro e’ importante, non solo per modernizzare il paese ma anche per impedire che diventi incolmabile un fossato nel mondo del lavoro e tra le generazioni. Le troppe dichiarazioni, che a volte si prestano a cattive interpretazioni o che possono urtare alcune sensibilita’, non sono utili a costruire il clima migliore per un passo decisivo per il futuro del nostro paese”.
Lo afferma il vice presidente del Senato Vannino Chiti, secondo il quale ”in questa fase, e’ indispensabile che si svolga con serenita’ il confronto tra il governo e i sindacati. Il dialogo sul merito dei provvedimenti e’ l’unico mezzo per giungere ad una riforma efficace. Il testo che verra’ sottoposto al Parlamento dovra’ essere il frutto di un accordo unitario, senza fratture o intese separate”. Secondo l’esponente Pd ”non si tratta di una concessione o del riconoscimento di un potere di veto ai sindacati: l’Italia non si puo’ permettere lacerazioni, la coesione e’ indispensabile per uscire dalla crisi. Le organizzazioni sindacali in questo ricoprono un ruolo fondamentale”.
Conclude Chiti: ”il diritto a una occupazione dignitosa per tutti, garantita dalle tutele fondamentali, deve essere un punto fermo. Bisogna mettere da parte le posizioni ideologiche e muovere partendo da due pilastri: mantenere i fisiologici elementi di flessibilita’ ma eliminare tutte le forme di precariato che colpiscono i diritti dei lavoratori e la loro dignita’; riformare il sistema degli ammortizzatori sociali, che devono essere calibrati sulle nuove esigenze poste dalle trasformazioni del mercato globale e garantire tutti i lavoratori, superando le attuali disparita’ di trattamento”.
Il tempo e l’età mi hanno insegnato che ritornare indietro su certe conquiste sociali equivale a dire regredire di 50/60 anni
fa. L’aver accettato nei primi anni ’90 contratti a tempo o così detti flessibili ci hanno portato a questa insicurezza nell’occupazione giovanile. Il problema per me non sono la forma dei contratti ma l’opportunità di lavoro, se non ci sono investimenti, operatori economici che creano lavoro, ricerca, una scuola più formatrice si va da poche parti. Andiamo nei vari presidi industriali ci si renderà conto di come è la situazione industriale italiana e il mercato del lavoro. Possiamo fare la più bella riforma del lavoro però se questo non c’è è come se si fosse scherzato.
Ciao senatore….saggio come sempre…e impostazioni esatte…mi viene in mente pero’ che mettere le mani su certe questioni quando il governo ha mostrato di SAPER INCASSARE CONCEDENDO POCO(leggi pensioni esodati precoci)ci espone a un’altra brutta storia,se vai su alcuni blog c’e’ la disperazione(e onestamente io ci sono dentro) dei lavoratori ultra 55 enni,detto questo con tutte le cautele del caso ma si dovrebbe intervenire sul versante fabbriche manifatturiere che hanno portato le loro produzioni all’estero impoverendo cosi’ il tessuto industriale nazionale….ci ha pensato qualcuno a inserire il tema del rientro…..con quali mezzi e a quali condizioni? perche se non si lavora a produrre beni,non se ne esce…..spero ci sia una qualche soddisfazione per le primarie che si sono svolte ieri nel lazio,certo se ci davano retta ci sarebbero stati voti in piu’,pero’ va bene cosi””ciao a presto PROTONI….