I cittadini europei, certamente le forze progressiste, assistono con sgomento alla crisi che sta mettendo in ginocchio la Grecia. Un’intera popolazione si trova a pagare a caro prezzo i gravi errori commessi in passato dai suoi governi, in particolare l’ultimo di centrodestra che ha nascosto a tutti, Europa compresa, le reali dimensioni del dissesto finanziario. Se in Italia non fosse entrata in crisi la maggioranza Pdl-Lega e il governo Monti non avesse sostituito quello di Berlusconi, la nostra situazione sarebbe stata vicina alla “quasi bancarotta” greca. A differenza di quanto accade in Italia, parlare per i greci di sacrifici anche pesanti è riduttivo: si sta andando incontro ad un impoverimento generalizzato e forte. Le proteste, sfociate in forme di violenza inaccettabili, sono termometro di esasperazione e disperazione.
L’Unione Europea ha le sue responsabilità: la crisi della Grecia è stata affrontata nel modo sbagliato e tardivo. Si poteva scongiurare questo precipizio intervenendo, molto tempo prima, con una maggiore solidarietà. La Grecia è poco più della nostra Lombardia. È stato un errore vincolare gli aiuti economici all’adozione di misure più che di risanamento, di recessione. In questo modo, di fatto, si strozza il debitore. La Grecia è sulla soglia del fallimento. La bancarotta o l’uscita dall’Euro sarebbero stati un male non solo per la Grecia, ma per tutta l’Europa. Un principio fondativo dell’Unione è la solidarietà e l’approdo definitivo deve essere una Europa federale. Il leader dei socialisti e democratici europei, Hannes Swoboda, ha correttamente osservato che «l’Europa è una comunità, e dobbiamo trovare risposte comuni a problemi comuni. La Grecia fa parte dell’Unione Europea e staremo al suo fianco per aiutarla». La destra ha impostato in Europa un risanamento realizzato esclusivamente con tagli alla spesa pubblica: niente per lo sviluppo e l’occupazione. Obblighi ai paesi che sono in deficit, ma nessun vincolo a investire per chi ha surplus di bilancio.

L’ “euroscetticismo” è un sentimento che in questi anni si è pericolosamente diffuso: oggi si corre il rischio di una frattura tra il popolo greco e le istituzioni europee. E ciò favorirà una ancor più ampio diffondersi della sfiducia nel sogno europeo.
Per uscire dalla crisi il solo rigore – che pure è indispensabile – non basta: la recessione può distruggere la coesione europea. Ci sono 23 milioni di disoccupati in Europa, una gran parte sono giovani. Servono politiche che favoriscano uno sviluppo sostenibile, in grado di assicurare lavoro e benessere nel rispetto del Pianeta che ci ospita.