Ha ragione Vendola a dire, con una inammissibile superficialità, che il Parlamento non ha né voglia né titoli morali per fare la nuova legge elettorale? Non so da quando Vendola si sia attribuito il ruolo di certificatore morale delle istituzioni, ma è evidente che un Parlamento eletto di nuovo con il “porcellum” sarebbe identico a quello attuale. Il problema serio e urgente è dunque quello di realizzare la nuova legge elettorale. Una parte della Lega e del Pdl, quelli che intendono riproporre la vecchia alleanza, vogliono conservare liste bloccate, un premio di maggioranza senza limiti, un Parlamento più facile da controllare. Se i partiti non ritrovano credibilità nel compito di cambiare legge elettorale e istituzioni saranno travolti. Non sottovalutiamo i segnali che vengono dalla società: tensioni, spinte corporative, aspirazioni non soddisfatte a trovare un lavoro. Il 46% dei cittadini non sa se andrà a votare. Non sono invece da considerare un pretesto le sollecitazioni che chiedono di inquadrare l’intesa sulla legge elettorale in un quadro coerente di riforme: quale riduzione del numero di deputati e senatori? Quali funzioni per Camera e Senato? Affidiamo alla sfiducia costruttiva il rafforzamento del governo parlamentare? È necessario un Patto per le riforme. Per questo continuo a ritenere urgente una mozione parlamentare di indirizzo. È del tutto evidente che legge elettorale e riforme costituzionali hanno percorsi differenti, dal momento che queste ultime richiedono una doppia lettura in Parlamento. Aggiungo che la legge elettorale è in ogni caso la priorità e che difficilmente tutte le riforme potranno essere approvate nell’anno che ci resta. Assunto un impegno condiviso sugli indirizzi guida e i tempi, bisogna approvare entro l’estate la legge elettorale, dal momento che la definizione dei collegi o delle circoscrizioni richiederà diversi mesi. Esistono due soli scenari possibili: un sistema prevalentemente maggioritario, a doppio turno di collegio, come è nella nostra proposta, oppure un proporzionale, con uno sbarramento al 5% e circoscrizioni piccole, con 3-5 candidati. In entrambe le soluzioni deve essere previsto che, prima delle elezioni, ogni partito indichi alleanze, programmi, candidato alla Presidenza del Consiglio, così come può essere valutato un “diritto di tribuna” a partiti che, superando una soglia del 3%, non abbiano conquistato seggi. Possiamo farcela, se non ci faremo prendere da logiche di veti o pregiudiziali. L’obiettivo è quello di avere istituzioni trasparenti, vicine ai cittadini, efficienti ed una legge elettorale che ci permetta di scegliere maggioranze di governo e i nostri rappresentanti nelle istituzioni.