Trascrizione intervento Luciano Violante, Presidente associazione Italiadecide
Pistoia – Presentazione libro “Religioni e politica nel mondo globale”
31 maggio 2011
L’orizzonte di questa importante riflessione di Vannino Chiti è il mondo globale.
La globalizzazione ha cambiato radicalmente il rapporto tra Stato e Mercato perché il Mercato è il soggetto globale mentre lo Stato è un soggetto territorialmente Nell’esperienza quotidiana è il Mercato che impone le sue regole allo Stato e questo vale anche per i destini delle persone.
Mi permetto di richiamare la vostra attenzione sul peso che stanno assumendo nell’esperienza comune lo sfruttamento del corpo delle persone, non solo sotto il profilo della prostituzione e dell’uso e dell’abuso sessuale del corpo dell’altro ma anche sotto altri profili. Ciò che prima gli Stati in guerra delegavano allo spionaggio oggi è delegato alla tortura cioè all’uso del corpo come terreno sul quale si misura non solo una supremazia ma anche un’umiliazione. Nei miei studi universitari si studiava diritto penale e si saltavano a piè pari una trentina di pagine di manuali che riguardavano la riduzione in schiavitù, perché in nessun concorso avevano mai richiesto di conoscere questo tipo di reato. Oggi sono circa 450 incriminazioni in Italia per riduzione in schiavitù. Sottolineo questo aspetto perché di fronte a questa utilizzazione così violenta del corpo delle persone deboli, sopravviene la necessità di una rivalorizzazione della persona e lo dico perché in un altro passaggio del libro di Vannino, si fa riferimento allo scioglimento dell’individuo nella massa, processo avvenuto nel ‘900. Io vorrei aggiungere che nel secolo successivo l’uomo massa è diventato un individuo frantumato, consumatore, utilizzatore, cliente, telespettatore, e ha perso la sua unità come persona e, su un piano più politico, come cittadino.
Perciò credo che il rapporto tra politica e religione, sul quale Chiti insiste con forza, debba misurarsi attraverso lo sforzo della riunificazione della persona. L’individuo di fronte al quale ci troviamo, diviso in tanti aspetti dell’ esperienza, è molto diverso dall’individuo nella massa. Quell’individuo nella massa comunque acquisiva, proprio per stare nella massa, una sua identità di cittadino o comunque di partecipe di una grande esperienza politica, positiva o negativa, ma grande. L’individuo di oggi è disperso, cerca disperatamente, a volte senza saperlo, una propria identità unitaria.
Credo che possa essere decisivo, a questo scopo, per superare la mercantilizzazione, il rapporto tra la politica e le religioni. La mercantilizzazione, che è cosa assolutamente diversa dalla secolarizzazione, ha portato con sé il superamento di qualunque senso del limite: tutto si può comprare e tutto si può vendere, questo è il messaggio che ci arriva costantemente. Ma in una società, una persona non riesce a salvare sé stessa se non determina quello che non si compra e non si vende. Per fare questo deve aver fissato un limite e questo limite affonda le sue radici nella identità, che cosa vuol dire essere persona oggi fino a che punto uno di noi può perdere la propria identità di persona perché ha venduto sé stesso, perché ha comprato quello che non si deve comprare.
Le religioni aiutano a ricomporre l’unità della persona. Qui si fa riferimento in particolare oltre che al cattolicesimo ad alcuni aspetti del cristianesimo, all’ebraismo, all’islamismo. Queste religioni puntano comunque sull’unicità della persona e sul limite: non si può fare tutto quello che si può fare. E attraverso questi due elementi io credo che si ricostituisce un dialogo e un rapporto laico perché i due soggetti Stato e Chiesa, politica e religione sono entrambi sovrani, come dice la nostra Costituzione, nel loro ordine. E un dialogo tra sovrani è un dialogo improntato alla non subalternità ma alla laicità.
A me è capitato di vedere spesso da parte di cosiddetti laici un atteggiamento di subordinazione fastidiosa quasi servile nei confronti delle gerarchie cattoliche. E mi è capitato di leggere o di vedere invece in alcuni cattolici un atteggiamento di formidabile laicità, mi riferisco al De Gasperi che rifiuta l’alleanza col Movimento Sociale a Roma, parliamo degli anni ’50 e non è ricevuto da Pio XII per molto tempo. Dopo il referendum sul divorzio, Moro al Consiglio Nazionale della Dc dice che quel voto ha fatto capire che nella esperienza italiana è maturata la convinzione che alcuni valori vanno conquistati non con il braccio dello Stato ma attraverso la persuasione nella società, nel libero svolgersi dei processi sociali.
In questo sforzo che politica e religione devono fare per ricostruire un senso del limite e ricomporre l’unità della persona vedo tuttavia due rischi. Il primo rischio è quello che segnalavamo ora, cioè che la politica venga usata come una sorta di braccio secolare di un imperativo religioso. L’altro rischio in Italia lo corre la religione cattolica: il rischio di essere utilizzata strumentalmente come pura fonte di legittimazione da una politica debole che ricorre al connubio e allo scambio con la gerarchia cattolica al fine di legittimarsi e acquisire consenso politico nella società.
In questo quadro, mi sembra si collochi anche il rapporto, che Vannino affronta tra scienza e sacro. Ogni progresso scientifico ha ridotto i confini del sacro; ogni volta che la scienza ha conquistato una frontiera l’ha sottratta a ciò che era ritenuto sacro, intangibile e spiegabile solo attraverso la fede. In realtà ogni progresso della scienza, consente alla religione di essere più profonda, perché acquista in profondità ciò che perde in estensione.
L’ultimo passaggio riguarda il rapporto tra cristianesimo e la modernità. Il cristianesimo ha vissuto l’esperienza dell’illuminismo e l’islam no. Spesso, quando pensiamo all’islam pensiamo a quelli che mettono le bombe; ma è come se quando parlassimo dei cattolici pensassimo ai terroristi irlandesi.
C’è una forte corrente di pensiero islamico che cerca di misurarsi con i temi della modernità, ma non essendo passata attraverso l’esperienza dell’illuminismo incontra grandi difficoltà. La tradizione vuole che il Corano sia un testo intangibile, astorico, laddove invece le interpretazioni della Bibbia sono interpretazioni e letture storiche e quindi c’è una profonda difficoltà a storicizzare il messaggio del Corano.
Vannino ci invita a guardare meglio dentro l’islam. Anche l’islam in questo progetto di ricostruzione dell’unità della persona e della individuazione dei limiti dell’esperienza umana può esserci utile e i cattolici possono essere utili a loro.
Si parlava prima della ragione e della fede. Mi sembra che il senso del papato di Papa Ratzinger sia proprio su questo terreno: individuare la non incompatibilità tra ragione e fede, anzi indicare la ragione come principale strada per la fede. Credo che a questo scopo sia particolarmente significativa l’esperienza che fa il Cardinal Ravasi con il “Cortile dei gentili. Il “Cortile dei gentili” è il luogo in cui si incontrano coloro che credono, che hanno religioni diverse, e anche coloro che non hanno religioni. Il “Cortile dei gentili” è il cortile che era davanti al Tempio di Gerusalemme, lì potevano entrare i non ebrei. Oggi è la metafora del luogo nel quale ci si può incontrare tutti alle soglie del Tempio, senza necessità di entrare nel Tempio, per riflettere insieme e per costruire insieme un qualcosa che riguardi i destini di ciascuno e di tutti.
Il libro di Vannino Chiti stimola questo tipo di considerazioni perché si libera e ci libera da una serie di preconcetti e ci aiuta a individuare il punto di prudente incontro tra le religioni e la politica come via per aiutare il superamento della crisi morale dell’uomo contemporaneo.