Voglio rivolgere in primo luogo una parola di condivisione del dolore per le molte vittime della tragedia della nave Concordia all’Isola del Giglio: troppe vittime, tra persone che pensavano di trascorrere un periodo di tranquilla vacanza. Ma, oltre al dolore e alla vicinanza alle famiglie colpite e ai feriti, occorre andare a fondo delle cause e delle responsabilità.
La tragedia della nave Concordia all’Isola del Giglio, man mano che si ricostruisce l’accaduto, assume sempre più i contorni di una assurda sequenza di errori, sottovalutazioni e atti irresponsabili. Qualcuno ricorderà il comportamento del comandante Piero Calamai della Andrea Doria, affondata nel 1956 in seguito ad una collisione con un’altra imbarcazione, che fu “costretto” dal suo equipaggio ad abbandonare la nave dopo che le operazioni di salvataggio si erano concluse. Calamai aveva detto ai suoi uomini che li avrebbe raggiunti successivamente a nuoto.
Il comandante Francesco Schettino invece è stato una delle prime persone ad aver abbandonato la Concordia e, secondo le ricostruzioni, ha delle gravi colpe per la manovra azzardata che ha determinato l’incidente e per il ritardato inizio delle operazioni di evacuazione.
Accertare tutte le responsabilità e punire i colpevoli è un dovere verso le persone che hanno perso la vita, verso i feriti e verso tutti coloro che hanno vissuto ore drammatiche che non dimenticheranno mai. Bisognerà anche appurare eventuali carenze strutturali nella costruzione delle imbarcazioni da crociera, eventuali falle regolamentari e se le procedure di salvataggio siano perfettibili. Avvenimenti drammatici come questo devono servire da monito e da insegnamento per prendere tutte le misure necessarie affinché si possano prevenire tragedie simili in futuro. Occorre, innanzi tutto, imporre rigorosi limiti alle rotte delle navi di grandi dimensioni, impedendo loro di manovrare a breve distanza dalle coste. Ad esempio, bisogna rivedere le regole che consentono alle navi da crociera di attraversare la Laguna di Venezia. Non si tratta solamente di misure volte a prevenire il rischio di collisioni, come avvenuto per la Concordia, ma anche di una doverosa opera di prevenzione per tutelare il patrimonio ambientale dei nostri mari. In queste ore, in parallelo con la ricerca delle persone disperse, si sta lavorando per scongiurare un disastro ambientale di enormi proporzioni, che potrebbe determinarsi con lo sversamento del carburante dalle cisterne della nave nelle acque protette del parco dell’Arcipelago Toscano.

La vita delle persone e l’ambiente colpiti e messi a rischio non da calamità, ma da leggerezze e  irresponsabilità. Il 13 gennaio del 2012 deve rimanere nella memoria di tutti noi: mai più una tragedia come quella dell’Isola del Giglio.