Le notizie importanti di questa settimana sono due: la manovra economica che è stata modificata nel percorso parlamentare e le conclusioni della diciassettesima Conferenza internazionale sul clima che si è tenuta a Durban.
La manovra, così come modificata dalla Camera dei Deputati, è più equa dal punto di vista sociale. Le modifiche in materia di adeguamento al costo della vita delle pensioni fino a 1400 euro e di età pensionabile, gli sgravi sull”Imposta Municipale Unica (che sostituisce l’Ici), l’introduzione del tetto agli stipendi dei manager pubblici e il contributo di solidarietà chiesto alle pensioni superiori a 200 mila euro sono novità importanti, che vanno incontro alle esigenze delle fasce di popolazione più deboli e delle famiglie. Erano alcune delle correzioni che chiedeva il Pd, anche se avremmo voluto una maggiore distribuzione dei sacrifici nella fascia più ricca: la patrimoniale, un contributo del 5% da parte dei capitali scudati, l’introduzione di strumenti più efficaci per la lotta all’evasione fiscale, un’asta per le frequenze tv. Certo, occorre considerare il contesto di urgenza e la gravità della crisi in cui si muove il governo Monti, che ha dimostrato competenza, equilibrio, apertura verso talune modifiche proposte in Parlamento dai partiti. Il Pd continuerà nei prossimi mesi a portare avanti impostazioni per noi indispensabili per una maggiore giustizia sociale e per uno sviluppo, capace di creare posti di lavoro. Su questo solleciteremo il governo.
Dalla Conferenza sul clima di Durban emerge un risultato importante dal punto di vista politico, anche se non esaltante per la tutela immediata del nostro pianeta. Dopo una lunga trattativa, 194 paesi si sono impegnati formalmente a stipulare, entro il 2015, un protocollo vincolante per la riduzione delle emissioni di gas serra. Il protocollo sarà operativo solo dal 2020. Rispetto alle ultime conferenze, quest’anno è stato compiuto un passo avanti significativo: c’è un impegno formale. Tuttavia, lo stato di salute della Terra avrebbe richiesto un accordo immediato che determinasse una netta inversione di tendenza a partire dai prossimi mesi: i cambiamenti climatici – sotto forma di uragani, alluvioni e siccità – stanno colpendo, in maniera drammatica, la vita di milioni di persone. Anche l’Italia sta sperimentando condizioni climatiche sconosciute: a causa della maggiore intensità delle precipitazioni – oltre che di un colpevole dissesto idrogeologico – il nostro paese viene periodicamente sconvolto da inondazioni e fiumi di fango.

Va in controtendenza con lo spirito di Durban la scelta operata ieri dal Canada di uscire dal protocollo di Kyoto, ammettendo di non poter rispettare gli impegni presi e di voler dunque evitare le pesanti sanzioni previste.
È in gioco la salvezza di tutta la Terra, la strada della eco-sostenibilità non è un’opzione, ma un obbligo. L’alternativa sarebbe la catastrofe, per tutte le popolazioni, senza distinzioni tra chi aderisce ai protocolli e chi preferisce proseguire sulla strada dell’inquinamento distruttivo. Come dicono in Sud America: non abbiano un altro pianeta, alternativo alla terra, a nostra disposizione.