L’Italia ha voltato pagina. È iniziato un lungo e faticoso percorso che può portarci fuori dal tunnel nel quale ci hanno trascinato Berlusconi e la destra. Tutti gli italiani devono essere grati al Presidente della Repubblica Napolitano per l’autorevolezza, la risolutezza e il senso di responsabilità con cui ha gestito un passaggio particolarmente difficile nella storia del nostro paese.
Il nuovo governo, guidato da una persona di prestigio e competente come Mario Monti, è chiamato ad un compito difficile. Bisogna rimettere in sesto i conti pubblici: il rapporto debito/Pil tra il 2008 e il 2011 è passato dal 103,5% al 120%. È questo il primo, decisivo, motivo per cui siamo oggetto di un attacco speculativo dei mercati finanziari. Al governo Monti l’Italia chiede al tempo stesso misure per rilanciare lo sviluppo, che sia sostenibile e dia risposte al bisogno di lavoro, in particolare per i giovani. Subito dopo aver ricevuto l’incarico dal presidente Napolitano, Monti ha messo in chiaro che l’Italia dovrà tornare a crescere in un’ottica di maggiore equità. Dopo la pessima cura di Tremonti è indispensabile una redistribuzione della ricchezza e del carico fiscale. Chi più ha, più deve dare e le tasse devono pagarle tutti. La lotta all’evasione fiscale deve essere una delle priorità da cui ripartire.
Le scelte di finanza pubblica adottate dalla destra hanno impoverito milioni di italiani, che subiscono nella quotidianità le conseguenze dei tagli lineari inferti ai servizi pubblici, nazionali e locali. Ad essere colpite sono state la scuola, la sanità, l’assistenza ma anche i trasporti. Una serie di tagli di risorse così indiscriminata non si era mai vista prima e mette a serio rischio i bilanci di Regioni, Province e Comuni.

Alcune settimane fa, presentando il bilancio della Regione Toscana, il presidente Enrico Rossi ha definito «catastrofico» il taglio di fondi che la Regione subirà per il 2012, «tale da rideterminare il ruolo della Regione, da costringere a cambiamenti profondi e incidere notevolmente sull’entità e la qualità dei servizi ai cittadini». Mancheranno all’appello circa 200 milioni e in queste condizioni non sarà possibile garantire nemmeno la metà dei servizi di trasporto pubblico in Toscana.
Non è esagerato parlare di emergenza: il trasporto pubblico locale è un elemento fondamentale per la qualità della vita dei cittadini, oltre che per garantire la sostenibilità delle nostre città. Ma, come ho sottolineato, sono a rischio tutti i servizi sociali finora garantiti dai comuni. Questa situazione provoca disgregazione sociale, impoverimento e esaspera le tensioni. Bisogna voltare pagina.
A queste criticità occorre aggiungere che la crisi economica e del settore produttivo ha colpito anche la nostra regione, che pure si trova in una situazione migliore rispetto alla media nazionale. Per la Toscana il 2012 si annuncia difficile: si prevedono infatti una “crescita zero” e il rischio concreto di un impoverimento collettivo. L’impegno delle amministrazioni regionali che hanno gestito la difficile fase iniziata nel 2008 ha attutito le ricadute sul piano industriale e occupazionale e ha garantito il massimo sforzo per il sostegno alle tante persone che sono rimaste senza lavoro.

Adesso serve una svolta sul piano nazionale. Da qualche giorno l’Italia ha intrapreso un cammino diverso: un capitolo importante del lavoro che attende il nuovo governo sarà la revisione dei rapporti tra Stato centrale e istituzioni locali: Non si può fare cassa tagliando i fondi destinati a Regioni e Autonomie locali. L’attuazione, con la revisione delle incoerenze già denunciate, del federalismo fiscale dovrà dare vita in modo concreto alla autonomia e responsabilità di Comuni e Regioni.
Il governo ha in cantiere una politica economica che rilancerà lo sviluppo e il lavoro attraverso gli investimenti, a partire dalle infrastrutture, la riduzione delle tasse per i lavoratori e le imprese, l’innovazione e la agevolazione dell’accesso al credito. La Toscana, con i suoi progetti e le sue priorità, deve saper essere in campo, assumendo decisioni che guardino all’interesse collettivo, senza paralisi provocate da ricorrenti egoismi localistici. Per nessuno il futuro è scontato: dipende dalle nostre scelte, dal nostro impegno, dalle nostre coerenze.