L’Italia ha voltato pagina. Possiamo iniziare quel lungo e faticoso percorso che ci porterà fuori dal tunnel nel quale ci hanno trascinato Berlusconi e la destra.
Mario Monti ha formato il suo governo: personalita’ autorevoli e competenti, non espressione diretta di uno schieramento. E’ un buon segnale, per svolgere in modo efficace e positivo un lavoro difficile. Lo sosterremo con convinzione in Parlamento nell’interesse dell’Italia: questo riferimento al bene del Paese ha guidato il Pd anche nel passaggio delle dimissioni di Berlusconi.
Tutti gli italiani devono essere grati al Presidente Napolitano per l’autorevolezza, la risolutezza e il senso di responsabilità con cui ha gestito un passaggio particolarmente difficile nella storia del nostro paese. In questi mesi di instabilità politica e sociale il presidente della Repubblica è stato un punto di riferimento, anche per salvaguardare la coesione sociale, la dignità e la credibilità dell’Italia.
Il governo di transizione dovrà affrontare l’emergenza economica e finanziaria. Bisogna rimettere in sesto i conti pubblici: il governo Prodi aveva lasciato in eredità un rapporto debito/Pil al 103,5%. Oggi è al 120%. Per questo siamo oggetto di un attacco speculativo dei mercati finanziari. Al governo Monti l’Italia chiede anche misure per rilanciare lo sviluppo, che sia sostenibile e dia risposte al bisogno di lavoro, in particolare per i giovani. Il diritto al lavoro è un principio sancito dall’articolo 1 della Costituzione. Subito dopo aver ricevuto l’incarico dal presidente Napolitano, Monti ha messo in chiaro che l’Italia dovrà tornare a crescere in un’ottica di maggiore equità. Dopo la macelleria sociale di Tremonti è indispensabile una redistribuzione della ricchezza e del carico fiscale. Chi più ha, più deve dare.

Infine, come ha sottolineato il segretario del Pd Bersani, questa fase, in un clima di ritrovata coesione parlamentare, può essere l’occasione per varare quelle riforme istituzionali di cui si parla da troppo tempo e che aiuterebbero il nostro paese ad uscire dalla transizione infinita, iniziata negli anni novanta del secolo passato. Una nuova legge elettorale, il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari – nel quadro di una maggiore sobrietà della politica e delle istituzioni – il rafforzamento dei poteri del governo, che deve rimanere di tipo parlamentare, sono le riforme di cui l’Italia ha bisogno. Se Il Parlamento saprà dare avvio a questa fase costituente, avremo fatto un passo in avanti importante verso la ricostruzione del nostro paese.