Il passo indietro è arrivato: Berlusconi si dimetterà dopo l’approvazione del Ddl stabilità, cioè entro questa settimana. La crisi del nostro paese è sempre più grave, sui mercati i nostri titoli di stato sono oggetto di una speculazione apparentemente inarrestabile. Tutta l’Europa guarda a noi con preoccupazione: gli italiani vedono il paese sull’orlo del baratro. Ma il governo tace: continua ad essere latitante. Nei prossimi giorni serve agire con alto senso di responsabilità. Il Parlamento approverà entro sabato il Ddl stabilità: a quel punto, con le dimissioni di Berlusconi, Napolitano verificherà la possibilità concreta di un governo di responsabilità nazionale che affronti l’emergenza. C’è bisogno di alcuni provvedimenti che rassicurino i mercati. In primo luogo – e in modo stabile – una patrimoniale, che faccia contribuire allo sforzo di risanamento ognuno in modo proporzionato alle ricchezze che si possiedono: chi più ha, più deve dare. Non possono sopportare i sacrifici sempre gli stessi. Un governo di transizione dovrà anche varare misure che rilancino lo sviluppo: è una strada obbligata per dare un senso ai sacrifici e rispondere al tema prioritario del diritto al lavoro. Sarebbe indispensabile anche una nuova legge elettorale, tanto più dopo che 1 milione e 200 mila italiani hanno sostenuto il referendum per archiviare il “porcellum”. I cittadini devono poter scegliere con il loro voto i propri rappresentanti in Parlamento, oltre che le maggioranze di governo.

Affrontate queste priorità, è giusto e indispensabile tornare alle urne. Per ricostruire l’Italia, come il Pd ha chiesto sabato scorso nella grande manifestazione di Roma, è necessario un ampio sostegno, un consenso e un mandato dei cittadini. Occorre una legislatura fondata su un patto di governo tra centrosinistra e moderati, attorno a cinque priorità: nuovo sviluppo e occupazione; messa in sicurezza dei conti, anche attraverso la riforma del fisco e una dura lotta all’evasione; riforma del welfare; superamento delle disuguaglianze, in primo luogo tra nord e sud e lotta alle povertà. Adesso tocca a noi: il Pd deve saper suscitare la speranza e meritare la fiducia del popolo italiano. Per questo le polemiche sugli equilibri interni, sui posti da occupare, risultano insopportabili. Basta: non possiamo far perdere credibilità al Pd per lo scarso senso di responsabilità di pochi.