L’Italia è un grande paese, serio e laborioso che merita il massimo rispetto da parte dei partner internazionali. Il nostro governo, invece, ha purtroppo confermato di non avere alcuna credibilità. Le autorità europee hanno proceduto ad una sorta di “commissariamento” del nostro paese per manifesta incapacità del governo della destra. Tre anni e mezzo di sottovalutazioni della crisi, di improvvisazioni, di proclami propagandistici e zero concretezza, una divisione con conseguente paralisi della maggioranza: è questo il percorso del governo Berlusconi, dal 2008 ad oggi.
L’urgenza è sotto gli occhi di tutti. Le istituzioni europee ci chiedono riforme profonde , decisioni immediate, perché quello che si decide in Italia ha un impatto su tutta la zona Euro. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha sottolineato una volta ancora: dobbiamo compiere tutte le scelte necessarie per ridurre il rischio a cui sono esposti nei mercati finanziari i nostri titoli di stato, dobbiamo rendere più credibile il nostro impegno ad abbattere il debito pubblico, abbiamo la necessità di rilanciare lo sviluppo. Il diritto al lavoro, uno sviluppo sostenibile, un’istruzione di alta qualità restano le grandi priorità.
Le ipotesi sul decreto sviluppo si susseguono in maniera confusa e desolante. Le divisioni, i veti, le riunioni formali e informali concluse con un nulla di fatto non fanno altro che sottolineare l’inadeguatezza del governo.

La lettera spedita alla UE è una raccolta di intenti , spesso si tratta di vecchie proposte, alcune inaccettabili come quella sui licenziamenti, che arrivano dopo anni di immobilismo.
Il segretario del Pd Bersani, anche sulle pensioni, ha avanzato una proposta seria ed equa: si può alzare l’età pensionabile con un meccanismo flessibile di incentivi e disincentivi per un’uscita tra i 62 ed i 70 anni. Ma è necessario varare un complessivo pacchetto di riforme. Bisogna spostare il peso del fisco dalla produzione e dal lavoro alle rendite, anche attraverso misure immediate contro l’evasione fiscale e una imposizione ordinaria sui grandi patrimoni immobiliari. Servono un pacchetto di liberalizzazioni, alcuni interventi di politica industriale ed energetica, una deroga al patto di stabilità interno per consentire ai comuni che hanno i bilanci in ordine di avviare gli investimenti.

L’Italia può farcela: ha energie e senso di responsabilità. Tante volte nei momenti di grande difficoltà lo abbiamo visto emergere. Quello che ancora ci manca è un governo capace di dare fiducia e di sollecitare l’orgoglio e l’impegno degli italiani.