Ogni giorno in Italia muoiono tre persone sul lavoro e si verificano in media oltre 2.000 incidenti.
Domenica scorsa, a Firenze, come in tutta Italia, si è tenuta la  Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, promossa dall’ Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro (Anmil). Nel suo messaggio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha osservato che «gli infortuni sul lavoro e le morti bianche costituiscono un fenomeno sempre inaccettabile. La loro significativa riduzione nel 2010 deve essere considerata non un traguardo ma una tappa del percorso volto ad assicurare la piena osservanza di tutte le norme a garanzia della salute e dell’integrità fisica dei lavoratori».
Le tante morti sul lavoro sono inaccettabili per una società avanzata che voglia davvero essere civile e democratica. Un grave incidente deve essere solo frutto di una imponderabile coincidenza, non un rischio da mettere in conto per via delle condizioni di lavoro, dei ritmi, della non sicurezza, della non adeguata preparazione nella utilizzazione di macchinari, di un precariato diffuso.
Le leggi ci sono, devono essere rispettate e attuate con rigore, non certo allentate. È essenziale il controllo dello Stato, ma al tempo stesso e prima ancora l’attenzione costante da parte delle imprese, dei loro dirigenti, dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Ridurre le garanzie significherebbe rendersi responsabili di una crescita degli incidenti, delle morti, delle invalidità. I lavoratori sono persone: guai a dimenticarlo! Anche per questo è necessario ricordare tragedie come quella gravissima avvenuta pochi giorni fa a Barletta, in cui quattro operaie e una ragazzina di 14 anni hanno perso la vita. Tutte le lavoratrici erano al nero, con paghe e orari indegni.

C’è un altro aspetto preoccupante da non sottovalutare: la percentuale media delle denunce per infortunio tra i lavoratori immigrati è molto simile a quella dei decessi. Un’uguaglianza anomala, che indica come molti infortuni di cittadini stranieri non vengano denunciati, spesso per timori legati alla loro irregolarità.
L’Italia ha bisogno di un grande cambiamento culturale e politico: il diritto al lavoro a tempo indeterminato la piena tutela dei lavoratori, la dignità della persona, il rispetto della legalità devono divenire principi portanti della nostra società.