Alcuni provvedimenti, sbagliati e ingiusti, del governo Berlusconi hanno avuto visibilità, altri sono rimasti nell’ombra ma producono danni altrettanto gravi. La prima delle due manovre varate in estate – quella approvata il 15 luglio – ha cancellato il cosiddetto ”regime dei minimi”, una agevolazione fiscale in base alla quale gli autonomi che percepiscono un reddito annuo inferiore a 30 mila euro lordi possono versare un’imposta forfettaria del 20%. Si tratta di un sostegno importante per le “finte partite Iva”, quei giovani professionisti costretti dalle imprese a lavorare come presunti autonomi ma che in realtà si configurano come dipendenti a tutti gli effetti. Con questo escamotage gli imprenditori riducono al minimo i costi e privano i lavoratori di tutte le tutele del diritto del lavoro. Queste vere e proprie illegalità hanno prodotto una forma di precariato fraudolento e legalizzato, che si sta diffondendo sempre più. Il numero dei soggetti interessati non è stato precisato con esattezza, ma si calcola che riguardi centinaia di migliaia di persone. E il governo che fa? Infligge il colpo di grazia. Da gennaio 2012 i finti imprenditori di sé stessi dovranno passare al regime fiscale ordinario, quindi verseranno l’Iva, l’Irpef e potranno essere sottoposti agli studi di settore. Una beffa per questi precari tra i precari, che di fatto percepiscono uno stipendio, spesso esiguo, da un unico “committente”. Solo per pochi di loro sarà possibile accedere a un’altra agevolazione che prevede un prelievo unico del 5%: i diversi requisiti stabiliti fanno sì che a beneficiarne sarà solo un 5-10%.
Colpire i giovani lavoratori è da irresponsabili. Tanto più in un paese in cui il tasso di disoccupazione giovanile è a livelli record: secondo quanto reso noto dall’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in Italia si attesta al 27,9%, un dato ben superiore rispetto alla media ponderata dell’area (16,7%). La quota è in aumento di oltre 9 punti rispetto all’inizio della crisi.

Il governo di destra, distratto dagli interessi personali del Premier e dalle divisioni interne alla maggioranza, ha varato le misure per il necessario e doveroso risanamento dei conti pubblici, non ripartendo i sacrifici sulla base della ricchezza, ma impoverendo le fasce più deboli della popolazione: i precari, i giovani, i cittadini a reddito medio-basso. Il fallimento del Pdl e della Lega è sotto gli occhi di tutti. Sarebbe il momento di farsi da parte per lasciare spazio ad un governo di responsabilità nazionale che adotti i provvedimenti più urgenti per il rilancio dell’Italia.
Occorrerebbe avere senso dello Stato e amore per l’Italia ma, ad oggi, nel Pdl e nella Lega non se ne scorgono i segni.