Ancora una volta il ministro Bossi ha riproposto la minaccia di secessione della “Padania”. È grave e inaccettabile che a fare queste affermazioni sia un ministro della Repubblica che ha giurato sulla Costituzione. È quasi superfluo ricordare che ci troviamo nell’anno in cui si celebra il 150° anniversario dell’Unità d’Italia d’Italia, il percorso che il nostro paese ha compiuto sulla strada della unificazione.
Politicamente, come nazione e come patria, esiste l’Italia e gli italiani, non la Padania. Se l’Italia è in crisi, la risposta non è il ritorno agli staterelli dell’800 ma una democrazia sovranazionale che ci consenta di affrontare le sfide della globalizzazione e restituisca slancio alle stesse democrazie nazionali.
La Lega ha ricominciato a sparare le sue “bordate” contro l’Italia nel tentativo di creare un diversivo rispetto alla delusione che serpeggia nel suo elettorato per il fallimento della esperienza di governo: otto anni, degli ultimi dieci, con la destra e con Berlusconi. Bossi e i suoi si rifugiano nella solita propaganda, a volte volgare, spesso pericolosa. Sull’Unità del Paese, sui valori scritti nella Costituzione si deve essere intransigenti: guai a sottovalutarli o a considerarli scontati. La Lega minaccia anche un improponibile referendum: se mai si svolgesse, gli italiani delle regioni del Nord, del Centro e del Sud dimostrerebbero alla Lega che anche per loro politicamente la “Padania” non esiste.

Un paese non può essere messo sotto scacco da un partito del 9 per cento. Preoccupa invece l’indifferenza e il cinismo con cui il Pdl guarda a queste esternazioni.
Già è di estrema gravità che Berlusconi confessi di svolgere il ruolo di premier «a tempo perso» e mostri disprezzo nei confronti del Paese che rappreenta e che dovrebbe governare. Dire l’Italia è ”un paese di m.” non è poi molto meno grave delle sortite di Bossi. Il Pdl è attraversato da forti divisioni interne dettate dalla consapevolezza di aver fallito nell’azione di governo e danel costruire il dopo Berlusconi. L’Italia non ha il problema del ”si salvi chi può!”, ma quello di crisi economica, sociale e morale da cui risollevarsi al più presto e che rischia di minare le fondamenta della nostra coesione.

Il governo Berlusconi deve farsi da parte quanto prima. Serve un governo di responsabilità nazionale per decidere i provvedimenti urgenti per il risanamento, per un nuovo sviluppo e, quantomeno, per una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere con il loro voto maggioranze di governo e rappresentanti in Parlamento.
Per fare uscire l’Italia dalla crisi abbiamo bisogno di serietà e credibilità alla guida del paese, ciò che manca a questo governo.