Il Porcellum è una pessima legge elettorale. Una porcata, come l’ha definita lo stesso estensore, il ministro Calderoli. Per questo motivo ieri ho apposto la mia firma a sostegno del referendum che chiede di abolire la attuale legge elettorale e tornare alla legge Mattarella.
Mi auguro che il referendum raggiunga il numero di firme necessario. Dobbiamo scongiurare il pericolo che anche il prossimo sia un Parlamento di nominati e non di eletti. Sono convinto che senza un forte movimento popolare questa pessima legge non verrà cambiata. Dopo, sarà dovere del Parlamento fare la sua parte e dare all’Italia un nuovo sistema per l’elezione dei deputati e dei senatori. Sotto questo aspetto, il Partito Democratico è già in campo con una sua proposta depositata in Parlamento, che prevede un sistema maggioritario a doppio turno con quota proporzionale.
Se le Camere dovessero dimostrarsi colpevolmente incapaci di compiere questo passo importante, andare a votare con il cosiddetto ‘Mattarellum’ – il sistema elettorale in vigore dal 1994 al 2006 – sarebbe comunque un passo in avanti, perché é certamente migliore dell’attuale ‘Porcellum’.

Riuscire a raccogliere le 500.000 firme necessarie per la presentazione del referendum è un dovere per tutti coloro che ritengono indispensabile ridare ai cittadini il potere di scegliere sia i propri rappresentanti in Parlamento, che le maggioranze di governo. Fallire  questo obiettivo costituirebbe nei fatti una responsabilità politica principalmente per lo schieramento progressista, che deve impegnarsi al massimo per cancellare una legge elettorale che allontana istituzioni democratiche e cittadini, eletti ed elettori. Abrogare il ”Porcellum” rappresenta una risposta seria all’antipolitica, tanto più forte oggi che imperversa una crisi economica, sociale e morale di vaste proporzioni.

Quella di una nuova legge elettorale, a mio giudizio, è una delle due priorità da affrontare sul piano delle riforme istituzionali. La seconda è la approvazione di una legge costituzionale che preveda, insieme all’inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio, la riduzione del numero dei parlamentari. Sono d’accordo con la proposta di portare a 500 il numero complessivo. Questa innovazione consentirebbe una migliore selezione della classe dirigente. Ritengo tuttavia sbagliato e in contraddizione con la necessità di differenziarne i compiti, prevedere due Camere assolutamente paritarie di 250 componenti ciascuna. È giusto invece fissare in Costituzione 300 parlamentari per la Camera e 200 per il Senato. Se il Governo ci sta e non parla a vanvera, se Pdl e Lega non vogliono pagare un alto prezzo di fronte al Paese, per noi questa è una modifica giusta e non più rinviabile: può essere approvata rapidamente e con un amplissimo schieramento.
In una fase in cui si chiedono al Paese sacrifici straordinari e alle istituzioni un di più di sobrietà e di rigore, una buona legge elettorale e un Parlamento più snello ed efficiente sono decisioni serie e concrete che possiamo assumere in pochi mesi.
È con la capacità di dare risposte efficaci e coerenti che si ricostruisce un rapporto di fiducia con i cittadini.