Lo scenario purtroppo è sempre lo stesso: il governo di destra affronta il pur necessario risanamento dei conti pubblici, imponendo sacrifici alle categorie più deboli della nostra società. Infatti, la manovra economica varata nei giorni scorsi colpisce innanzi tutto i pensionati e le fasce di popolazione a reddito medio-basso, operando tagli indiscriminati sui comuni, le province, le Regioni mettendo a estremo rischio servizi sociali e sanità.
Il taglio di quasi 10 miliardi ai trasferimenti verso le Regioni e le Autonomie Locali – che si aggiunge a quelli realizzati dal governo di destra negli scorsi tre anni – si tradurrà inevitabilmente nella riduzione dei servizi pubblici. Peggioreranno le condizioni di vita di quelle persone che sono costrette a fare in conti in tasca ogni giorno per arrivare a fine mese. Tagliare i diritti dei cittadini, mettere in ginocchio una realtà sociale già molto sofferente, non aiuta lo sviluppo, neppure la ripresa dell’economia. Inoltre, procedendo per questa strada, si va nella direzione opposta rispetto alla costruzione del federalismo. È la dimostrazione che Lega e Pdl, in realtà, distruggono i soggetti protagonisti del federalismo e fanno un po’ di propaganda per nascondere il fallimento della loro azione di governo.
La manovra colpisce anche le pensioni di quel ceto medio che da anni in Italia si sta assottigliando, estendendo così le fila dei “nuovi poveri”. Viene infatti più che dimezzata la rivalutazione delle pensioni a partire dai 1400 euro al mese: se si vogliono ripartire in modo equo i sacrifici, non è a questi cittadini che si può chiedere di sopportare un ulteriore peso.
Non è finita: il provvedimento di Tremonti assesta un altro colpo ai cittadini di più modesto reddito, reintroducendo i ticket sulle prestazioni specialistiche.
Il governo Berlusconi sta imponendo ai cittadini italiani delle misure ingiuste e inique. Almeno 30 miliardi coinvolgono direttamente le politiche sociali e quelle del territorio, tagliando sia sui servizi che sugli investimenti.
Il modo di governare della destra ruba futuro all’Italia. Sul risanamento della finanza pubblica il centrosinistra ha già svolto un ruolo fondamentale, nella seconda metà degli anni ’90 e dal 2006 al 2008: la destra ha vanificato quegli sforzi, sottovalutando in primo luogo la crisi, poi dedicandosi ad altro, infine operando con tagli indifferenziati che hanno colpito istruzione, sanità, lavoro che sprechi e inefficienze. Siamo convinti della necessità di coniugare rigore e sviluppo. La manovra del governo, invece, è depressiva, scoraggia la ripresa economica. Nelle politiche della destra non ci sono misure chesiano volte a sollecitare l’avvio di un nuovo sviluppo. Il tasso della disoccupazione giovanile nel primo trimestre del 2011 ha raggiunto il livello record del 29,6%. Un giovane su tre è senza un lavoro, e quindi senza un futuro da costruire. Il picco viene toccato tra le donne del Mezzogiorno con un tasso di disoccupazione che arriva al 46,1%.
L’Italia è otto punti al di sotto della media europea di attività della popolazione: 61% rispetto al 69%.
Un nuovo sviluppo, equo e sostenibile, è l’unica via per dare ai giovani il diritto di provare a costruire il loro futuro e a tutti gli italiani una più alta qualità della vita.
La destra di Berlusconi e Bossi, senza una strategia, con una maggioranza solo numerica, tenta di vivacchiare, scaricando il grosso della manovra economica sul biennio 2013-14, quando toccherà ad altri la responsabilità di governare. Intanto fa sostenere il peso della crisi ai soliti: agli italiani, più giovani o anziani, al mondo del lavoro autonomo e dipendente, che ogni giorno compiono il loro dovere e non rinunciano a impegnarsi per un’Italia più moderna e più giusta.
Cari Democratici, sono rimasto molto seccato dell’attacco strumentale portato al PD, ignorando che questo partito è all’opposisizione e che nel 2000 varò la riforma del Titolo V della Costituzione che prevedeva Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni e Stato e che per cambiare una legge Costituzionale occorre una doppia lettura alla Camera e Senato a distanza di tre mesi e non si capisce come fare se la maggioranza si defila. Inoltre ha ignorato che in questi ultimi 10 anni la destra, ha promosso a ruolo di provincia ben 11 città e poi in campagna elettorale fa della loro abolizione il cavallo di battaglia.
Per favore, non lascamoci travolgere dai soliti semplicioni demagoghi. Il PD ha assunto una posizione responsabile e rispettosa nei confronti di una istituzone democratica ed elettiva che in tante realtà rappresenta l’unico punto di riferimento di un vasto territorio. Ai fautori iconoclasti, che con un tratto di penna avrebbero voluto cancellare dalla Costituzioe la parola ” provincia”, chiedo se sia lecito chiudere una istituzione democratica come un Consiglio provinciale, ed una Presidenza ove vengono dibattuti e concretizzati progetti di notevole importanza, come la gestione di migliaia di Km di strade, l’edilizia scolastica delle superiori, il piano per lo smaltimento rifiuti, la gestione del territorio sotto l’aspetto idro-geologico, l’agricoltura, la pesca, la formazione professionale, la tutela del territorio e del suo sviluppo? Solo chi non conosce i problemi e non sa apprezzare i valori della democrazia, è disposto a barattarli per poco più d un miliardo di Euro all’anno! I restanti 16 sarebbero lo stesso necessari per gestire le attuali attribuzioni da burocrati strapagati, quelli sì, magari anche facilmente corruttibili perchè privi di un controllo democratico. In questa vicenda la vera sconfitta è la destra, quella destra, che come solo lei sa fare, in campagna elettorale aveva promesso l’eliminazione delle province ed ora divisa al suo interno per i veti leghisti è costretta a rimangiarsi quanto promesso. Procediamo con raziocinio portando avanti il nostro progetto, bandendo ogni inutile polemica e vedrete che la maggioranza di questo Paese saprà per chi votare!
quella sulle pensioni è una cosa vergognosa. uno scandalo in piena regola! senza rivalutazioni le pensioni sotto i 2000 euro portano all’impoverimento della classe media.
Caro Lorenzo, sono d’accordo con lei: non è la demagogia il modo giusto per affrontare il tema.
Il Partito Democratico ha le sue proposte per tagliare i costi della politica e per varare delle riforme istituzionali serie. Non è cancellando la parola “province” che si risolve il problema dei costi della politica. Piuttosto, serve un riordino complessivo del sistema delle province. La nostra proposta, concreta, riorganizza il settore con vere possibilità di risparmio ed è già depositata in Parlamento.
A mio parere, coerentemente con l’impianto federalista che ci siamo dati, non può essere il centro politico-amministrativo a decidere: spetta alle singole regioni stabilire quali province sono necessarie e quali possono essere soppresse. Sul territorio italiano esistono delle differenze di cui tenere conto.
Caro Salvatore, il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori ai 1400 euro lordi è uno dei tanti motivi per cui stiamo ripetendo da giorni che questa manovra è profondamente ingiusta e fa cassa, tanto per cambiare, a spese delle fasce più deboli della popolazione.