L’infiltrazione delle organizzazioni criminali italiane nell’economia e nella società di Roma e del Lazio è  problema molto serio. Purtroppo, il livello di attenzione sul fenomeno non è pari alla sua gravità. Non mi interessa, in questa fase, attribuire responsabilità per quel che accade a Roma e nel Lazio. Ciò che mi preme sottolineare è il fatto che l’allarme lanciato dall’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia non sia stato colto in tutta la sua portata. Voglio richiamare l’attenzione su un passaggio in particolare: la scelta dei clan di effettuare investimenti a Roma «viene privilegiata in quanto si tratta di un territorio che non è caratterizzato da quelle forme di allarme sociale tipiche di altre realtà territoriali, e in cui non vi è necessità di contendersi i comparti economico-imprenditoriali, per il semplice motivo che c’è posto per tutti. Le organizzazioni mafiose riescono ad infiltrarsi silenziosamente e a consolidarsi senza generare particolare tensione». Qui sta il problema: bisogna invertire la rotta rispetto a questa libertà d’azione e alla scarsa percezione del problema. Credo che in Lombardia e in altre regioni del Nord ci sia stata una sottovalutazione che ha favorito il grave livello di infiltrazione attuale. È proprio questo che bisogna evitare a tutti i costi nel Lazio. Roma è una città “appetibile” per ogni tipo di affare, lecito e illecito. È bene ricordare che la capitale è in corsa per l’assegnazione delle Olimpiadi 2020. È quasi superfluo ricordare il numero e la portata delle opere pubbliche che verrebbero realizzate in caso di assegnazione delle Olimpiadi. Inoltre, le due società di calcio della capitale stanno pensando alla costruzione di due diversi stadi di proprietà. Serve un livello di guardia ben più alto di quello presente oggi. Tutte le istituzioni democratiche, i partiti di maggioranza e di opposizione, le organizzazioni economiche e sociali devono prestare maggiore attenzione alla sfida portata, anche qui, dalla criminalità organizzata. Non voglio drammatizzare la situazione, ma mi sento di dover dire a tutti: stiamo attenti! Il rapporto della Dna rende noto che a Roma i clan «sono presenti con investimenti immobiliari, commerciali e finanziari, interessati a utilizzare le opportunità economico-commerciali per il reinvestimento di profitti illecitamente accumulati o per l’avvio di attività imprenditoriali». E il problema  si estende anche al litorale romano. Da parte nostra è stato più volte denunciato, che nella provincia di Latina esiste già una presenza della camorra nelle attività economiche e all’interno di alcune istituzioni. Di fronte a queste sfide è necessario che tutta la città si muova con impegno unitario perché quel paragrafo della relazione della Dna venga preso nella giusta considerazione e si adottino tutte le misure necessarie a sconfiggere la criminalità organizzata.