Ore 15.36 – “Una raccolta di firme che parta dalla societa’ civile, in primo luogo dal mondo della cultura, per indire un referendum sull’attuale legge elettorale”. Questo e’ l’auspicio manifestato dal vice presidente del Senato, Vannino Chiti, ai microfoni del canale italiano della Radio Vaticana in occasione della presentazione del suo nuovo libro ‘Religioni e politica nel mondo globale. Le ragioni di un dialogo’. Un suo cavallo di battaglia che il senatore rilancia con l’intervistatore Luca Collodi, sottolineando che in questo caso il suo impegno sarebbe totale e che, per il suo successo, non chiedera’ nemmeno cosa ne pensa il suo partito. 
“Mi auguro – dice Chiti – che in futuro, oltre a quelli di giugno, ci sia un altro referendum. Un referendum sull’attuale legge elettorale, perche’ quella che e’ stata definita ‘porcellum’ dal ministro che l’ha proposta, e’ un fatto negativo”. Una legge, ne e’ convinto il vice presidente del Senato, che  “colpisce la partecipazione. Se i cittadini hanno la possibilita’ di scegliere una maggioranza di governo ma non anche le persone che li rappresentano in Parlamento, la loro sovranita’ viene quantomeno dimezzata. Il Parlamento sembra insensibile alla modifica di questa legge, il mio e’ un giudizio oggettivo, non voglio attribuire responsabilita’ soggettive. Per questo motivo penso sia importante che i cittadini dicano, ad esempio, se e’ giusta questa legge o se e’ meglio tornare alla legge Mattarella”.
“Mi auguro – sottolinea Chiti – che ci sia una raccolta di firme che parta dalla societa’ civile, da esponenti della cultura, di varie tendenze, a cui la politica possa aderire. Se ci sara’ un referendum in questa direzione, non chiedero’ neanche cosa pensa il mio partito, mi ci impegnero’ in tutte le fasi perche’ penso che di questo ci sia bisogno. Si tratta di uno strumento di partecipazione: restituire ai cittadini la pienezza della sovranita’, la voglia di contare, di assumersi la responsabilita’ delle decisioni. E’ certamente un aiuto ai politici. La norma di ‘non disturbare il manovratore’ non si applica alla politica, vale solo per gli autobus”.