La notizia dell’assassinio di Vittorio Arrigoni, e le modalità con cui il volontario italiano rapito a Gaza è stato ucciso da un’organizzazione terroristica di matrice islamica, hanno lasciato sgomento il mondo intero. É stato compiuta una barbarie contro un giovane impegnato in attività di pace e di soccorso alla popolazione, in un territorio – quello di Gaza – in cui purtroppo si rischia la vita ogni giorno. Al di là del merito delle idee di Arrigoni – non tutte condivisibili – è doveroso sottolineare che è stato ucciso un volontario impegnato nella difesa dei diritti di un popolo.
Da questo fatto doloroso ritengo possa nascere anche una riflessione: difendere i diritti umani, ovunque, ed attuarli significa prima di tutto mettere al bando la violenza e far prevalere la tolleranza e il rispetto; significa dare valore alle parole che erano divenute il simbolo dell’agire di Vittorio Arrigoni: ‘restiamo umani’.
Il tragico evento riporta l’attenzione sulla crisi israelo-palestinese che da troppi anni affligge i due popoli: la follia estremista, ancora una volta, ha prodotto dei danni irreparabili in una regione martoriata dagli scontri sanguinosi, dall’intolleranza e da gravi problemi politici.

Il popolo palestinese ha il diritto di vivere e svilupparsi in uno Stato libero e indipendente. Lo Stato di Israele ha il diritto di vivere in sicurezza e non sotto la minaccia del terrorismo. Occorre che la comunità internazionale faccia sentire il suo peso perché la trattativa giunga infine a una conclusione positiva e definitiva. Troppi negoziati sono falliti, mentre si era ad un passo dalla conclusione. Ed ogni volta la situazione si è fatta più complessa e difficile, sono aumentati i lutti, le incomprensioni, i bacini di odio. Una pace vera e duratura chiede di saper guardare avanti, di dar vita a due stati e ad uno statuto speciale per Gerusalemme, città a cui guardano due popoli e tre grandi religioni. Nella vicenda della pace in Medio Oriente svolge un ruolo non di poco conto anche l’Iran, che può rendere impraticabile oppure aiutare il percorso della pace. Il governo iraniano deve cessare la sua crociata contro Israele – non riconosce neppure l’Olocausto – e il sostegno ideologico e pratico a fondamentalismi e terrorismi.
L’Italia deve tornare a ricoprire in Medio Oriente quell’importante ruolo di mediazione, che per lungo tempo ha caratterizzato la nostra politica estera. Eravamo un interlocutore riconosciuto sia da Israele che dalla comunità palestinese. A causa della condotta unilaterale dei governi Berlusconi, abbiamo perso questa autorevolezza.

L’Italia, insieme all’Unione Europea, ha il dovere di sostenere tra i palestinesi e gli israeliani le forze responsabili, impegnate per la pace  e di aiutare le ong che operano in modo efficace e positivo nell’area. La cooperazione internazionale è uno strumento indispensabile per aiutare a costruire una convivenza pacifica tra i popoli e per favorire lo sviluppo. Il coraggio, la determinazione e l’impegno di donne e uomini che si spendono in queste missioni umanitarie meritano il massimo sostegno. L’efficacia del loro lavoro dipende anche da quanto noi riusciamo ad aiutarli.