Un reality show che, secondo organi di stampa, verrà trasmesso dalle reti Mediaset è la dimostrazione di quanti danni hanno fatto la destra di Berlusconi e il berlusconismo. Alcuni docenti precari verranno chiamati a formare i concorrenti “poco preparati” in vista di un quiz finale. La promessa è di vincere «dieci anni di stipendio». Mentre le politiche Tremonti-Gelmini mettono in ginocchio l’istruzione e gli insegnanti, la tv commerciale del Presidente del Consiglio specula sulle difficoltà dei precari e promette ad alcuni di loro lo stipendio che gli spetterebbe di diritto per l’importante ruolo che svolgono.
«Non sono i precari, sono alcune associazioni: anzi la Cgil é l’unica organizzazione che appoggia le manifestazioni, non la Cisl e la Uil». Così il ministro Sacconi ha commentato la manifestazione dei lavoratori precari che si è svolta il 9 aprile in diverse piazze d’Italia. Questa dichiarazione dimostra con chiarezza quanto il governo di destra sia distante dai problemi reali degli italiani, in primo luogo dei giovani: sabato scorso sono scese in piazza due generazioni a cui il nostro paese sta sottraendo il presente e il futuro. Come recita lo slogan che ha accompagnato la manifestazione, il loro tempo è adesso, la vita non aspetta!
Il precariato è un dramma sociale che si sta acuendo: tra il 2008 e il 2010 il numero dei precari è aumentato del 4%. Oggi sono quasi 4 milioni, il 17,2% del totale degli occupati: una donna lavoratrice su quattro è precaria; nel biennio 2009-10 più del 76% dei nuovi contratti è stato stipulato a tempo determinato.
L’anomalia del nostro mercato del lavoro riserva ai giovani un doppio svantaggio: alla condizione di instabilità si aggiunge una retribuzione ridotta. Tra gli under 35 il livello retributivo mensile netto è di 1068 euro, il 25,3% in meno rispetto a un lavoratore “stabile” che svolge le stesse mansioni. Al contrario, la precarietà dovrebbe essere “ricompensata” con una retribuzione maggiore, con un sistema di ammortizzatori sociali moderno e con la formazione permanente. Solo così potremo rendere il mercato del lavoro flessibile, non precario e ingiusto come quello attuale.
La manifestazione dei lavoratori “atipici” costituisce una novità significativa: i giovani precari non sono più solo soggetti singoli che lottano quotidianamente con le loro difficoltà: hanno trovato la forza di aggregarsi per rivendicare i loro diritti, per dire basta a un sistema distorto in cui loro, la nostra speranza per il futuro, sono diventati il cuscinetto che assorbe i colpi più duri della crisi.
L’Italia rischia di creare al suo interno una spaccatura tra i lavoratori “sicuri”, più avanti con gli anni, e i giovani che non possono programmare il loro futuro. É in gioco l’avvenire del Paese: tanti ragazzi italiani che hanno seguito percorsi di studio di alto livello sono costretti a emigrare all’estero per trovare una loro realizzazione professionale; i figli corrono il rischio di regredire rispetto alla condizione socio-economica dei genitori. Non era mai successo.
Il Partito Democratico ha posto al centro della sua azione politica il lavoro e i diritti delle giovani generazioni. A questo scopo al Senato abbiamo presentato un disegno di legge per varare un “Piano nazionale per l’autonomia e l’indipendenza dei giovani”, che prevede, tra le altre, alcune disposizioni per il contrasto alla povertà e alla precarietà dei lavori parasubordinati.
Dobbiamo creare nuove opportunità di impiego, in un mercato più equo. La proposta del Partito Democratico per una alternativa di governo prevede anche la creazione di un diritto unico del lavoro, incentivando il contratto a tempo indeterminato attraverso il minor costo della stabilità rispetto alla precarietà, estendendo gli ammortizzatori sociali a tutti i precari, introducendo una base di “diritti di cittadinanza” per tutti i lavoratori.
berlusconi non si occupa di nulla di queste cose…eppure è sempre lì, lo votano, lo osannano….c’è qualcosa che non capisco, evidentemente
signori della sinistra, ricordatevi che il precariato l’avete introdotto voi. con treu per primo.
Ci può essere un’altra interpretazione senza prendere le parti di nessuno? E’ possibile che il pacchetto Treu sia un tentativo di regolamentare qualcosa che prima era “terra di nessuno”? Certo tutto è migliorabile e perfettibile ma credo che nel tentativo di governare la globalizzazione e nei processi di riforma del mercato del lavoro occorre avere coraggio di guardare oltre. Non si può solo pensare di garantire le tutele a chi già le aveva. Guardiamo anche all’ottimo lavoro che ha fatto l’ex ministro Cesare Damiano. Senza volere fare critiche sterili credo che il problema endemico della sinistra, politici, militanti e simpatizzanti, sia quello di arroccarsi in posizioni di difesa. Ricordiamo anche la lotta intestina di “certo sindacato” alle proposte dei governi di centrosinistra contraddicendosi poi quando il governo di centrodestra ha cancellato “l’unico baluardo” della tutela dei lavoratori…introdotto da chi?
Credo che oggi il problema principale del centro sinistra, non sia tanto nelle proposte politiche ma nel trovare la forza e il coraggio di formare un governo stabile e duraturo in modo che i processi si possano iniziare e potare a termine.
caro marco, sono pefettamente d’accordo con te. il riformismo coraggioso, pur se sempre equo, ha bisogno di unità d’intenti, convinzione, voglia di cambiamento vero. Damiano fece un ottimo lavoro, ma rispetto alla sua proposta di riforma del mercato del lavoro che poi è quella del pd, trovo più coraggiosa quella di ichino
“alla condizione di instabilità si aggiunge una retribuzione ridotta”. è questa la totale assurdità, cornuti e mazziati direbbe qualcuno non toscano come me
rifate le leggi, siamo in una giungla disarmante
Caro Carlo, io sono convinto che tanti italiani siano stufi di questa destra e del suo leader che si dimostrano ogni giorno di più distanti dai cittadini e dai loro problemi. Per questo motivo Berlusconi teme le elezioni e tenta in tutti i modi di tenere in piedi una maggioranza che è divisa al suo interno . Quando arriverà il momento di scegliere la nuova maggioranza che dovrà governare l’Italia, il Pd – con la sua proposta per lo sviluppo dell’Italia – sfiderà una destra che ha fallito la sua missione di governo. Lì si vedrà che l’Italia vuole voltare pagina.
Caro signor Piatti, a mio parere le cose non stanno così. Il centrosinistra diede avvio alle riforme per introdurre la flessibilità nel mercato del lavoro, dando così una risposta alle esigenze che le trasformazioni in corso nell’economia. Quel percorso proseguì con l’approvazione della cosiddetta legge Biagi da parte della maggioranza di centrodestra, che però lasciò colpevolmente a metà il processo, non dando vita alla riforma degli ammortizzatori sociali e non varando politiche per introdurre la formazione permanente dei lavoratori. Senza questi due elementi essenziali la flessibilità diviene precarietà e colpisce i diritti e la dignità dei lavoratori. Nella breve stagione di governo di centrosinistra tra il 2006 e il 2008, il ministro Damiano e tutto il governo Prodi vararono importanti provvedimenti per la stabilizzazione di tanti precari e per elevare i contributi dei lavoratori atipici. La fine anticipata della legislatura ci impedì di portare a termine il lavoro. La destra invece, in questi tre anni non ha fatto nulla per difendere il mondo del lavoro.
Caro Marco, dice bene: i provvedimenti del cosiddetto “pacchetto Treu” nacquero per disciplinare alcuni aspetti del mercato del lavoro che necessitavano al contempo di regole certe e di innovazioni richieste dalle trasformazioni in atto, determinate innanzi tutto dalla globalizzazione. Quel lavoro doveva essere solo l’inizio di un processo di riforma più complessivo ma la destra che ha governato tra il 2001 e il 2006 non l’ha portato a termine, limitandosi ad approvare solo una parte delle proposte elaborate da Marco Biagi. Come dice lei, il ministro Damiano ha svolto un lavoro egregio a tutela dei precari, pur tra le tante difficoltà determinate dalla litigiosità della coalizione che sosteneva il governo Prodi.
In merito alle sue osservazioni sulle posizioni della sinistra, per quanto riguarda il Partito Democratico non ritengo si possa muovere la critica di un eccesso di “difensivismo”. La proposta politica del Pd per una alternativa di governo contiene idee innovative e coraggiose. Semmai, concordo con lei sul fatto che l’errore da non ripetere è quello di formare coalizioni eterogenee e litigiose.
Caro Alfredo, l’Italia ha bisogno di una ricostruzione morale, etica, economica e sociale per riparare i danni prodotti dal berlusconismo. Per centrare questo obiettivo occorre proprio una proposta di governo chiara, forte nei contenuti e nel consenso politico attorno ad essa. E’ questa la sfida che attende il Pd e i suoi alleati.
La proposta del Pd per la riforma del mercato del lavoro è stata approvata dalla assemblea nazionale dopo un ampio e approfondito dibattito sul tema. É diversa nelle modalità rispetto a quella avanzata dal senatore Ichino ma l’obiettivo è il medesimo: estendere le tutele dei lavoratori precari, porre fine alla giungla di contratti atipici e distorsioni che hanno privato i nostri giovani della loro dignità.
Caro Matteo, si tratta proprio di una doppia ingiustizia. La flessibilità ha un prezzo che deve essere riconosciuto: chi lavora senza certezze di stabilità deve ricevere una “ricompensa” economica, percependo un reddito maggiore rispetto a chi, svolgendo le stesse mansioni, è tutelato da un contratto a tempo indeterminato.
Cara Marta, è vero: il precariato diffuso è dovuto ad alcune carenze presenti nella normativa che regola il mercato del lavoro. Per questo motivo uno dei pilastri della proposta politica del Pd prevede la creazione di un diritto unico del lavoro, incentivando il contratto a tempo indeterminato attraverso il minor costo della stabilità rispetto alla precarietà, estendendo gli ammortizzatori sociali a tutti i precari, introducendo una base di “diritti di cittadinanza” per tutte le forme di lavoro.